martedì 30 novembre 2010

per chi viaggia in direzione ostinata e contraria

Pochi minuti fa la camera ha approvato il ddl sulla riforma dell'istruzione pubblica. Manca ancora il senato, ma il danno dovrebbe essere ormai irreversibile. Ciò che stupisce maggiormente di questa giornata è la prepotenza di chi ha il potere. Inutile i manifestanti in tutta Italia, il governo Berlusconi è sordo a chiunque viaggi in direzione ostinata e contraria alla sua. Il distacco di questa presidenza dal suo popolo è abissale, arrogante, distruttivo in un paese sempre più in pezzi dove manca lavoro, dignità, parità e libertà Berlusconi pensa solo a come salvarsi la poltrona. Il paese è in crisi su tutti i fronti e il premier non capisce di cosa si stia parlando.
IoLiOdioINazistiDellIllinois

29 novembre

29 novembre, per l’ONU la Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese. Sì, è vero le giornate a memoria di fanno schifo e sono inutili, non basta certo una giornata per combattere le ingiustizie e distruggere i poteri dittatoriali al potere.
Dato che però le celebrazioni c’erano era giusto onorarle, anche se alla stampa poco è importato.
Il presidente Abbas ha così parlato: “Il partner palestinese continuerà ad essere un vero partner, non solo per migliorare la brutta faccia dell’occupazione, ma per la fine dell’occupazione. Le trattative devono essere eque e portare un accordo chiaro e vincolante, ciò non significa consentire alla parte forte, Israele, di continuare a imporre la sua volontà. La nostra mano sarà ancora in grado di portare il ramo d’ulivo anche da sotto le macerie, che rimarrà per estendere una pace giusta per garantire un futuro sicuro per i nostri figli e i loro bambini”.
Che a Israele non importi nulla né della giornata né delle parole di Abbas non c’è nemmeno bisogno di dirlo, mi sembra ovvio, loro sono ottusi e sordi, sentono solo se inizi i discorsi dicendo “Viva Israele”, ma vanificare le parole dimostrando che loro possono continuare a fare ciò che vogliono questo è proprio insopportabile. Il comune di Gerusalemme ha infatti ratificato ieri, proprio ieri, la costruzioni di quasi 130 nuove abitazioni nella colonia di Gilo precisate in una zona residenziale e in un albergo. Due sono i9 fattori da sottolineare: 1. Gilo è nei pressi di Betlemme, costruire lì significa rovinare anche tutte le celebrazioni cristiane per il Natale 2. Nessuno più parla dei dialoghi di pace, nessuno più dice nulla, si spera che così l’opinione pubblica se ne dimentichi. Quale quotidiano ne dà notizia? Quale giornalista affronta ancora l’argomento? Solo per due motivi si tornerà a parlarne, ora mi direte che sono pazzo ma (io ovvio spero di no) mi dovrete poi dare ragione, o perché un qualche kamikaze torna in azione o perché Israele si degnerà di dire qualcosa a riguardo, l’attenzioni sulla Palestina vengono portate solo da Israele, quell’Israele che continuano a dipingere come l’unica Democrazia in Medio Oriente e che invece massacra con parole e atti.
michael

Il giudice ragazzino

L’altra sera mentre leggevo il giornale vi era pubblicata la notizia della causa di beatificazione di Rosario Livatino. Lessi un'altra volta quel nome che mi suonava conosciuto. “il giudice ragazzino”, così lo chiamava Cossiga in tono dispregiativo, poiché non vedeva di buon occhi i giudici giovani che si occupavano di cosche mafiose e di traffici di droga. Mi venne alla mente che due anni fa mentre andavo all’università in facoltà vi era una lezione dedicata a lui. Mi era rimasta impresso poiché sosteneva che il compito di un giudice è di dare un “volto umano all’astratto comando della legge”. Così lessi altre cose scritte da lui, alcune sue conferenze, di quel magistrato fuori dall’ordinario e in una di queste carte egli sosteneva che: “il compito del magistrato è quello di decidere. E decidere è scegliere e a volte scegliere fra numerose strade o situazioni diverse: ecco la cosa più difficile a cui l’uomo è chiamato.”
A 38 anni venne assassinato, il 21 settembre 1990, dalla mafia mentre percorreva la strada per Agrigento.
Mi colpì. È difficile scegliere di stare dalla parte di chi soffre, è difficile scegliere di lottare contro le ingiustizie, è difficile scegliere di stare con chi è deriso o maltrattato. Eppure è solo quando la vita è spesa in una lotta per un bene comune che sembra valga la pena affrontare tutto.
loner

lunedì 29 novembre 2010

Salvabo Te

25 i morti, ma nessuno potrà dirci con precisione se nel groviglio delle favelas, nelle assurde costruzioni della povertà (e assurde è dispregiativo solo per chi ha permesso che venissero costruite), non siano 100 o forse mille i morti causati dalla vera e propria guerra tra narcos e esercito brasiliano. Una guerra che ha portato alla resa dei conti e alla liberazione della favela di Alemao. Moltissimi gli arresti e altissimo il sequestro di droga, che cosa aspettarsi di meglio? Il Governo ha fatto una bella figura, ha dimostrato di essere più forte del cancro che affligge tutti i paesi poveri. Io però vorrei tornare sulle favelas (oggi parlo del Brasile ma le zone marginali sono ovunque in tutto il territorio latinoamericano), chi le ha create? Nascono per accogliere i poveri che dalle campagne vanno verso la città a cercare fortuna, la quale, puntualmente, non arriva mai. Chi è quel governo che a parole ha detto di impegnarsi per i poveri, ma che poi, concretamente, ha fatto qualcosa? È utile avere i poveri, loro non ottengono nulla, o molto poco, ma i governi sicuramente ottengono molto, forse troppo.
Vedendo questa guerra il governo cosa ha fatto? Cosa ha detto? Qual è stata la sua prima reazione, sapendo della vittoria sì, ma anche dei morti?
“La città di mondiali e olimpiadi è sicura, non ci spaventa questa guerra tra bande”.
Quale cinismo può portare a queste affermazioni? Solo quello del vil denaro.
octavio

sabato 27 novembre 2010

Cronache da Roma

Che bello non avere la TV. Che bello non sentire più i TG. Se prima le notizie mi arrivavano setacciate, scavate, cambiate, gonfiate o diminuite, ora le capto io stesso dai piccoli segnali di ogni giorno, e le vedo così, meno "epiche" ma più vere. Voglio parlare un po' della protesta studentesca contro l'Obbrobrio Gelmini, il fatto che mi sta più a cuore, e voglio raccontarvelo per come arriva a me, che studio Architettura a Roma. Chiarisco subito che la mia non è quella famosa Facoltà di Architettura dove Bersani e Di Pietro hanno portato i loro culetti, ma un'altra. nella mia facoltà pare non sia mai successo nulla. Non uno striscione, non un volantinaggio, niente. Qui da me si vede il primo aspetto importante di cui mi sono reso conto: alla maggior parte degli universitari non importa proprio nulla di quello che succede qualche metro sotto la loro bella sede, e specialmente ai ricchi futuri architetti. Fortunatamente, qualcuno che si chiede perché da noi non si occupa c'è ancora. Al presidio davanti a Montecitorio ho visto la situazione un po' più animata: una cinquantina di studenti aveva organizzato una lezione autogestita; ho visto con piacere anche dei liceali, che con lo zaino in spalla provavano a fare qualche coro. La polizia controllava la piazza in modo maniacale: una mia amica, dall'aspetto non certo minaccioso, non è potuta uscire dalla via principale, perché gli agenti di guardia avevano paura che gli potesse tirare una molotov. Alla città universitaria della Sapienza tutte le Facoltà sono state occupate, c'è un grande movimento e una grande euforia, ma sotto sotto funziona ancora tutto come prima: segreterie e biblioteche sono tutte in funzione, e a chi parla di bloccare l'anno accademico gli si risponde giustamente che noi abbiamo pagato le tasse e sinceramente vorremmo che le lezioni riprendessero.
Mentre mangiavo un panino con gli amici, discutendo di tutto ciò, un signore seduto vicino ha attaccato un monologo sul Sessantotto, perché "Studenti e operai devono portare avanti la lotta, uniti". Io condivido, ma mi sembra che il coraggio di cambiare veramente la nostra condizione non ci sia, nell'aria. Ergo, cominciamo noi, per primi. Parliamo con tutti, coinvolgiamoli e mettiamoli di fronte al loro e nostro futuro, perché se passa il decreto, siamo fregati.
Zecca

venerdì 26 novembre 2010

università: problemi di comunicazione popolo\governo

Praticamente tutte le facoltà occupate, studenti, docenti e ricercatori mobilitati. La risposta del governo è sempre la stessa: "l'università costa troppo, senza la riforma si chiude". Ecco qual'è il problema tra il mondo reale e il mondo dove vive il consiglio dei ministri. Il mondo reale chiede più fondi, il mondo delle "alte sfere" gira la frittata e dice che così non si può andare avanti. Cari ministri nessuno vuole andare avanti con questo sistema di lauree che non ti portano da nessuna parte, ma perchè i cambiamenti devono essere sempre in peggio? L'Italia è probabilmente il paese con più risorse culturali e artistiche (io metterei anche culinarie perchè abbiamo prodotti che altri si sognano sui quali potrebbe vivere mezzo stato, prodotti che fanno parte anche della tradizione e delle risorse di un territorio) e invece di sfruttarle, di renderle possibilità anche di sviluppo economico si taglia. Non ci sono soldi? Taglia i costi della politica, sviluppa un sistema fiscale di qualità in cui tutti paghino il giusto (quindi tasse più basse ma che tutti paghino), ritirati dalle folli imprese colonialiste americane e oltre a tantissimi soldi risparmierai anche vite umane, parla con studenti, ricercatori professori, senti le loro proposte. Aiuta lo studio in tutti i suoi campi: le rette, i libri, le fotocopie, il pranzo, l'affitto dei fuori sede, il costo del treno per i pendolari: intervieni in aiuto dei "costi fissi" che uno studente ha e che deve calcolare in aggiunta alle tue tasse, insomma cerca di essere un vero politico. Ma questa psedo riforma è soprattutto la fine di un sistema di qualità\prezzo già bassissimo. Meno docenti, meno assistenti, meno. Le risorse in questo paese ci sono ma l'icompetenza e la pavidità con le quali vengono maldestramente violate sono una presa in giro per chi vive in questo paese e per chi vive in paesi senza tutte queste risorse.
IoLiOdioINazistiDellIllinois

Gli egoismi del potere

Bisogna andare per ordine se no si rischia solo di fare un guazzabuglio colossale. Nel 2006 entra in funzione l’oleodotto Bakù-Tbilisi-Ceyhain, milioni di barili tramite esso vanno al Caspio, per arrivarci parte dall’Azerbaigian e attraversa la Georgia, insomma l’unico oleodotto dell’est che non passa dalla Grande Madre Russia distrutta. Nel 2008 scoppia una guerra tra Russia e Georgia, i motivi detti sono i più futili, quello reale e sottaciuto è il controllo di questo oleodotto. Nel maggio del 2009 prima ancora che iniziassero i negoziati la Russia (insieme alla sua amica intima Repubblica separatista dell’Ossezia del Sud) si ritira dalle trattative portando come motivazione la mancanza di un rappresentante dell’Abkhazia, altra regione separatista filosovietica che, dall’ONU, veniva definita parte della Georgia. Nel settembre 2009 Chavez, in un incontro di affari con Medvedev, oltre a dichiarare, di fronte a giovani urlanti, che gli USA sono «Il principale terrorista del mondo», un «boa che inghiotte le piccole nazioni» (e su questo posso essere d’accordo, ma ciò vale anche per la Russia), riconosceva, terzo solo dopo Russia e Nicaragua, come stati indipendenti Abkhazia e Ossezia del sud. Ieri il Ministero Affari Esteri russo ha fatto sapere in una nota che «Malgrado la retorica e le belle citazioni letterarie, non si può ignorare che il leader georgiano spesso tradisce le sue stesse dichiarazioni».la dichiarazione diceva che la Georgia non aveva intenzione di usare la forza contro Abkhazia e Ossezia del sud.
Spero di avervi dato una carrellata storica piuttosto stringata ma comprensibile, spero almeno abbiate notato quali intrighi di potere stanno sempre dietro a una guerra che, volenti o nolenti, colpisce sempre e solo la povera gente, quelli che vengono chiamati anonimamente civili. Sì, lo so, questo è abbastanza un’ovvietà, anche ai tempi dei re loro stavano comodi sui loro troni e a morire andava la povera gente, ma proprio perché è un’ovvietà avremmo dovuto imparare, invece oggi si continua a covare la sete di potere. La si tiene nascosta fino a che non si ha un po’ di potere per poter armare un gruppo di giovani e mandarlo a destra e a manca a conquistare, lo chiamano esercito, ma io lo definirei piuttosto terrorismo organizzato.
aleksej

giovedì 25 novembre 2010

Fix you

Il 29 aprile prossimo, lo so non dovrei dedicarmi al gossip, Nessun Dorma non è nato per questo, ma quando ci vuole ci vuole, a Westminster ci sarà uno degli eventi più importanti del mondo reale mondiale e del mondo del gossip mondiale: il matrimonio tra William e Kate. E va bene fin qui tanti auguri a loro e che siano un po’ meglio di mamma è papà… se possibile…
Vengo poi a scoprire che il costo di suddetto matrimonio si aggira intorno ai 20 milioni di sterline (25 milioni di euro), direi che non si faranno mancare niente (ma questo lo si era capito vedendo l’anello di fidanzamento…). Io comunque sono dell’idea che se uno vuole spendere tanto per una cosa alla quale tiene e i soldi non gli fanno minimamente problema, che faccia; può essere amorale o rivoltante che in una parte del mondo si muoia di fame e loro spendono a dismisura per un matrimonio ma, per non essere bigotti, loro sono liberi di fare ciò che credono. Se però la Casa Reale (con questo nome uno si immagina delle persone con i “maroni quadrati”, scusate l’espressione colorita, e invece si tratta di due vecchini più un figlio malvisto da tutti e dei nipoti conosciuti solo perché reali) fa sapere che sì buona parte del matrimonio è a carico della famiglia reale, ma che le spese per la sicurezza saranno a carico dei contribuenti, ecco questo mi fa inc***are nero. Voi lo sapete, mi sono pure io sposato, e mica ho chiesto ai contribuenti di pagarmi una parte del rinfresco o degli addobbi floreali. Se anche la Casa Reale si trova in un momento di crisi che faccia dei tagli sulle inutilità che sicuramente ci saranno a quel matrimonio, è non mi facciano ridere perché è già iniziato il merchandising su queste nozze, quindi si riempiranno bene le tasche lo stesso, e per lungo tempo. Obbligare però il popolo, lo stesso popolo che li ha sempre mantenuti e che ora ha le difficoltà che tutti hanno, a pagare ciò che loro non vogliono pagare se no spendono troppo è dittatura sottaciuta ed è scandalo politico internazionale, o almeno lo dovrebbe essere. Nessuno lo dice, tutto passa, tramite l’informazione, come fosse normalità. Devo comprare la cucina nuova, come faccio a farmela pagare dai contribuenti? Qualcuno me lo sa spiegare?
octavio

martedì 23 novembre 2010

Bambocci, violenti, al potere

“(La economia) Disfrazada porque no tenemos información clara de los capitales que se mueven en el país, ya que la DEI, Industria y Comercio, las alcaldías ni el resto del Gobierno tienen esos datos. Y estrangulada porque con toda la disponibilidad de recursos existentes no se puede generar desarrollo por el miedo al riesgo que hay”.
Senza contare che la violenza, e per violenza qui non si intende quella psicologica ma quella armata, è all’ordine del giorno, non ci si può fidare più di nessuno.
L’Honduras si trova ogni giorno di fronte alla disperazione più assoluta, tre i protagonisti che vivono questa situazione. Il primo è chi deve mangiare, chi deve mantenere i suoi figli e li vede sempre più magri, sempre più scheletri; cosa dovrebbe fare? Oltre cercare cibo nei rifiuti non dovrebbe rubare? Il secondo è chi ha fondato le bande giovanili, le maras; quando la povertà è estrema il traffico di droga, la prostituzione, il commercio di armi sono la normalità e la (illusoria) soluzione di un cambiamento radicale del livello di vita. Il terzo è chi si fa eleggere presidente con l’inganno e con la violenza armata (quella che lui ora dice di combattere); fa un uso della politica solo per arricchire le sue tasche, per poter mantenere il narcotraffico e le maras sempre attive, per lasciare il povero a rubare o a chiedere l’elemosina. Il burattinaio è lui e deve usare mani e piedi per far girare tutto come lui vuole.
Il problema, più in generale, è che in tutto il mondo, ovunque, chi è al potere pensa ancora di giocare con le bambole o i soldatini.
octavio

lunedì 22 novembre 2010

Questo, Signori, è il circo Eretz Israel

Ritorno ancora su Lieberman, uno delle peggiori spalle destre (o meglio dire estreme destre) che Netanyahu abbia nel suo parterre di sionisti governativi.; che di lui esistano caricature che lo ritraggono a mò di Hitler non è satira irriverente ma realtà.
Il mondo ebraico ha una storia culturale, musicale, teatrale millenaria e molto radicata; una storia degna di pieno rispetto, e si sa che la cultura fa anche ragionare e arrivare a conclusioni forti. C’è un gruppo di artisti che si è rifiutato di esibirsi nel nuovo teatro costruito nella colonia ebraica di Ariel (già il nome lascia intendere molte cose) vicino a Nablus. Si rifiutano in quanto quel teatro mina i dialoghi di pace (qualcuno se n’è accorto forse…). Liberman ha quindi definito, lanciando queste sue parole sui giornali e quindi all’opinione pubblica, il gruppo teatrale razzisti che esercitano terrorismo culturale e ha richiesto allo Stato di bloccare subito i finanziamenti al gruppo medesimo.
Questo avviene a chi non è d’accordo con il padrone, in questo caso con la spalla (estrema) destra del padrone governativo. A chi invece serve lo Stato, a coloro che integerrimi portano avanti la politica violenta e razzista di Netanyahu, loro, anche se compiono atti orrendi, vengono ricompensati. Due soldati sono stati accusati di “creazione di rischio non necessario e condotta impropria” ma sono rimasti liberi, passeranno dalla prigione, solo per tre mesei, solo se commetteranno un altro delitto. L’accusa risale al 2009 e a Piombo Fuso, i due infatti mentre stavano perquisendo tutti i cittadini di un edificio nella città di Tel Al-Hawa (Striscia di Gaza) obbligarono un bambino di 9 anni a perquisire tutte le borse dei cittadini perquisiti alla ricerca di bombe. Trovandosi il bambino in difficoltà ad aprire una borsetta i due la presero e la distrussero a colpi di mitra nel bel mezzo della folla.
Nessun morto, nessun ferito, solo un grande spavento, non credo però che per i servitori della patria avere sulle spalle un morto avrebbe di molto cambiato la sentenza su di loro. Questo, Signori, è il circo Eretz Israel.
michael

domenica 21 novembre 2010

rei publicae constituendae

Se fossimo in un paese norale si direbbe: "abbiamo sbagliato. Ci siamo fatti governare per anni e anni da un folle. Deponiamolo e rincominciamo": Se fossimo in un paese normale la speranza sarebbe dunque quella di deporre un esecutivo sembre più imbarazzato e imbarazzante, affidarci alla costituzione, applicare la legge e con un pò di senso di responsabilità, formare un governo che ci porti presto a elezioni ma con una legge elettorale che consenta di votare i candidati. L'attuale sistema di elezione infatti consente solo di affidarsi alle segreterie di partiti (lontani dai cittadini) che decidono chi noi, come tante pecore, siamo obbligati a votare se non vogliamo disertare il diritto\dovere delle urne. Ma non siamo in un paese normale quindi è ancora tutto possibile. Per prima cosa l'attuale satrapo che occupa il trono traballante non ha interesse per il paese ma per i suoi traffici. Il detto satrapo rischia, se deposto, di veder portati a termine processi che lo eclisserebbero dalla vita politica, dovrebbe togliersi il doppio petto per infilare la piccola persona in una divisa a righe. Ma non siamo un paese normale: se finalmente si riuscisse a condannare il satrapo cosa ne sarebbe di tutte le sue aziende che danno lavoro a tante persone? Cosa succederebbe se la giuria che si trovasse a emettere la sentenza tifasse per il "club più titolato al mondo"? Per cui il satrapo farà di tutto per salvarsi, a costo di affossare ancor di più un paese già in ginocchio. Non siamo un paese normale quindi tutto è possibile.
La situazione è anche aggravata da quegli stessi cittadini che, talmente abituati a vedere il satrapo nelle sue funzioni di presidente del consiglio degli imbecilli, non riescono a immaginare che un'altra persona possa governare con gente nuova. Ci si è così asuefatti da aver perso l'interesse a lottare per nuovi candidati, nuove idee.
Se fossimo un paese normale questa sarebbe l'occasione per una svolta. Già in passato questo strano popolo ha fatto emergere personalità altissime (De Gasperi, Berlinguer, La Pira) che indipendentemente dai risultati hanno affrontato le crisi, non si sono nascosti. Per questo c'è la possibilità che proprio perchè non è un paese normale l'Italia possa scrollarsi di dosso una classe dirigente inetta e sideralmente lontana dal popolo.
Chiediamo alle istituzioni di giustificare la loro presenza su questo pianeta, o, almeno, di giustificare i loro stimpendi, con azioni coraggiose e necessarie per la difesa della libertà in un paese diviso tra chi si abitua a tutto e chi non vuole rinunciare al bene comune.
IoLiOdioINazistiDellIllinois

sabato 20 novembre 2010

Siamo tutti terroristi

Ormai la notizia ha fatto il giro del mondo, non c’è bisogno di soffermarcisi molto, l’esercito marocchino continua la sua opera colonizzatrice contro il popolo saharawi e uccide una trentina di persona in quella che va definita per ciò che è stata cioè un’imboscata. Spero di non offendere michael, ma ciò che il Marocco sta perpetrando è lo stesso trattamento che loro criticano ad Israele contro la Palestina. La notizia è questa, fine. Io vi voglio dare le dichiarazioni a latere delle istituzioni politiche saharawi, prima per punti poi a parole dirette degli interessati.
  1. Centinaia di cittadini saharawi sono detenuti in varie carceri del Marocco senza nessuna accusa chiara e con a carico dei bambini, che sono stati lasciati soli nelle loro abitazioni. La loro libertà dipende dalla sottoscrizione di una dichiarazione prestampata in cui dichiarano (forzatamente) che lacune associazioni saharawi per i Diritti Umani avrebbero legami con gruppi terroristici.
  2. I morti del 10 novembre erano tutti detenuti che, una volta liberati, non hanno mai raggiunto casa.
  3. Le incarcerazioni del 10 novembre hanno avuto la giustificazione, dall’esercito marocchino, di “intervento della polizia dopo disordini nelle città saharawi. Nessuno ha detto che le manifestazioni di protesta nascevano dopo che l’esercito aveva distrutto l’accampamento (e non la città) di Gdeim Izik.
Ora le parole del Ministro degli Esteri:

“La televisione marocchina mostra immagini di calma apparente nelle zone delle colonie, ma nei quartieri saharawi i marocchini ammazzano la gente e la lasciano abbandonata per le strade. I militari e la polizia bruciano qualsiasi automobile saharawi che incontrano sulla loro strada per toglierci i mezzi di trasporto. Decine di poliziotti marocchini e armati con coltelli e bastoni rovinano il cibo saharawi, picchiano la gente e si prendono molte persone senza cha si sappia dove vengono portati. Se l’ONU non si decide ad adempiere alle sue stesse promesse per risolvere il conflitto e non si decide a fare qualcosa per proteggere il nostro popolo, saremo obbligati a farlo noi stessi”.
Attenzione! Questa è difesa non è terrorismo, come invece ci vogliono far credere.
octavio

giovedì 18 novembre 2010

Nati per uccidere

Cronistoria del massacro dalle voci di chi lo ha compiuto o lo sta compiendo:

“Noi dobbiamo espellere gli arabi e prenderci i loro posti.” David Ben Gurion, 1937

"Non esiste una cosa come il popolo palestinese … Non è come se noi siamo venuti e li abbiamo cacciati e preso il oro paese. Essi non esistono.” Golda Meir 1969

"Uscimmo fuori, Ben-Gurion ci accompagnava. Allon rifece la sua domanda, ‘Che cosa si doveva fare con la popolazione palestinese?’ Ben-Gurion ondeggiò la mano in un gesto che diceva ‘cacciateli fuori!” Yitzhak Rabin 1979

"La divisione della Palestina è illegale. Non sarà mai riconosciuta … Gerusalemme è e sarà per sempre la nostra capitale. Eretz Israel verrà ricostruito per il popolo d’Israele. Tutta quanto. E per sempre.” Menachem Begin 1982

"Israele avrebbe dovuto approfittare dell’attenzione del mondo sulla repressione delle dimostrazioni in Cina, quando l’attenzione del mondo era focalizzata su quel paese, per portare a termine una massiccia espulsione degli arabi dei territori." Benyamin Netanyahu 1989

"Determinare la terra d’Israele è l’essenza del sionismo. Senza determinazione, noi non realizziamo il sionismo. E’ semplice.” Yitzhak Shamir 1997

"Se pensassimo che invece di 200 vittime palestinesi, 2.000 morti metterebbero fine agli scontri in un colpo, dovremmo usare più forza....” Ehud Barak 2000

"Israele può avere il diritto di mettere altri sotto processo, ma certamente nessuno ha il diritto di mettere sotto processo il popolo ebraico e lo Stato d’Israele.” Ariel Sharon 2001

“Sarebbe un errore tragico storicamente e strategicamente parlare del confine prima della fine dei colloqui in materia di sicurezza”. Avigdor Lieberman 9 novembre 2010

Tutti loro hanno accettato di partecipare a dialoghi per la pace, tutti loro hanno avuto questa faccia tosta.
michael

mercoledì 17 novembre 2010

No Sleep

A year is passed, a year full of emotions; we understand the word “emotion” in a truly romantic way: Amor e Morte. Love and Death is the daily way of life of which we considered losers, of which we considered terrorists.
Nessun Dorma age of one year and begin walking on his own feet, travelling across seas and mountains to tell the story of the world. A world destroyed not only by war, violence and modern peace but also from the media, first of all TV, which rape human brain and it does rot from the inside. Here we have the consciousness that there is no better or worse, there is only a consciousness of a good that must be sought now and forever even when you think everything is finished.

                               Nessun dorma! Nessun dorma! Tu pure, o Principessa,
                               nella tua fredda stanza
                               guardi le stelle
                               che tremano d'amore e di speranza...

il Timone

martedì 16 novembre 2010

A ricordo e a monito

“Ma come! -s’indegnerà il romantico lettore- Politkovskaja ha scritto la tremenda verità sulla Cecenia, su Ramzan Kadyrov, sui federali. Per la verità si uccide, ed ecco - l’hanno uccisa...”. Non vorrei deludere il romantico lettore, ma non esiste verità così tremenda per cui si possa uccidere un giornalista.
Tra l’altro qui vedo più motivi per rattristarci, il giornalismo nella Russia d’oggi non può, non è in grado di influenzare seriamente la situazione nel paese e i destini dei potenti di questo paese (in quanto i potenti sono molto più influenti degli stessi giornalisti, in quanto abbiamo una democrazia molto particolare e una zona di contatto tra potere e società civile estremamente sottile... le ragioni in fondo sono molte e piuttosto sconsolanti). Le critiche, anche quelle più dure e fondate, non intaccano nessuno -il fatto è che semplicemente non le si nota. Non bisogna cercare a lungo esempi: ne abbiamo in quantità impressionante. Alcuni giorni fa il quotidiano “Kommersant” è riuscito a scoprire che la Milizija sta telefonando alle scuole di tutta Mosca, pretendendo che gli insegnanti forniscano una lista che riporti gli alunni con cognome georgiano. La responsabile della sezione moscovita del Ministero dell’Istruzione, Ljubov Kezina, ha confermato questa notizia. Che reazioni ci sono state? Niente di niente. Una notizia, che in qualsiasi paese europeo avrebbe assunto le dimensioni di uno scandalo nazionale (la polizia raccoglie informazioni personali su bambini in base a fattori razziali!) e avrebbe privato del posto e forse anche della libertà il Capo della Polizia e il Responsabile del Dipartimento dell’Istruzione, nel nostro paese non ha stupito proprio nessuno. Beh, i lettori del giornale si sono un po’ scandalizzati, qualcuno ha scritto quattro righine di commento su Internet, ma non di più... Non ci sono state né dimissioni, né denunce.

Questo diceva poco dopo la morte di Anna Politkovskaja, questo lo diceva finchè poteva parlare. Nella notte in cui noi ci apprestavamo a festeggiare il compleanno di Nessun Dorma veniva brutalmente picchiato, a sprangate, sotto casa sua, solo perché era ed è un giornalista scomodo. Oggi Oleg Kashin è uscito dal coma farmacologico pur non essendo ancora in grado di parlare. Noi in Italia siamo ancora comodi e tranquilli, ma questo è il trattamento riservato, ormai ovunque, a chi scava nelle viscere della Terra, a chi strappa la verità dai chili di lerciume che la ricoprono. In questo compleanno è giusto ricordare Politkovskaja e Kashin simbolo del vero giornalismo, quello che non si accontenta del pettegolezzo ma rischia per la gente comune, non per il potere.
aleksej

lunedì 15 novembre 2010

Educare è accompagnare

Da un anno il blog continua ad informare tutti i suoi lettori con post, notizie, articoli, informazioni che non sono (per fortuna) al livello di tutte le altre notizie che leggiamo e che ci propone il potere direi forzatamente.
Qui di certo non troviamo “l’informazione” di gossip o pettegolezzi che riguardano le varie persone che sono, purtroppo al potere, ma leggiamo notizie vere e nuove.
A riguardo di questo volevo anche informarvi (dato il mio poco scrivere) il tema di cui mi occupo, cioè l’educazione. Vorrei quindi ribadire il concetto che educare è accompagnare, andare perciò al fondo della questione. Un professore, una maestra, un educatore non dovrebbe fare il suo “discorsetto”, la sua lezione e poi tornarsene a casa, il discorso che fa deve anche essere accompagnato dalla pratica. Un giovane o un bambino sono grandi osservatori, se un adulto dice o fa qualcosa la deve testimoniare nella vita, altrimenti verrà percepita come frottola e a lungo andare non crederanno più nella “figura adulto”.
L’occasione propizia per ripresentare la vera educazione non poteva che essere il compleanno di Nessun Dorma, vi lascio con la promessa di tornare al più presto.
noemi

domenica 14 novembre 2010

La nostra dimora è la lotta


Un anno di parole, un anno di lotte, un anno di speranza. Pochi risultati forse ma almeno un pugno all’indifferenza e al menefreghismo a cui ci hanno e ci siamo abituati.
Il mio primo post diceva: “la decima possibilità si chiama grazia”. Ed è vero, per esperienza, nella giustizia e nel diritto se non si guarda alla decima possibilità, se non si lavora perché ogni uomo concorra al bene comune, tutto si sporca, tutto si infanga, tutto si decide per interesse, soldi, o poltrone.
“La nostra dimora è la lotta, la nostra dimora è colma di grida”, così è per noi, e questo ci ricorda questo blog.
Loner

sabato 13 novembre 2010

il prodigio che schiude la televisiva indifferenza

L'eroe, il suo avversario, chi lotta, chi resire alle oppressioni. Perchè nella quotidianità le decisioni prese ricordino quella lotta tra bene e male che si rispecchia in un atto di condivisione pittosto che di individualismo. Una lotta tra bene e male che sia ricordata dalla partecipazione non dal menefreghismo fascista. Una lotta per affermare un principio positivo nonostante tutto. Una lotta perchè Nessun dorma più davanti al grido dell'uomo in questo mondo.
Corvotempesta

venerdì 12 novembre 2010

Happy bday, from the heart and the blood

Alcuni dati provenienti dalla stampa locale honduregna:
“Hay puntos sensitivos, como el asesinato contra periodistas, el despido de jueces, la trata y explotación sexual comercial en perjuicio de menores y mujeres, la falta de una política integral para las etnias”;
“En el país se registra una tasa de homicidios ocho veces superior a la mundial, con un total de 66. 8 asesinatos por cada 100,000 habitantes. En los primeros seis meses de 2010 ocurrieron tres mil crímenes, según el Comisionado Nacional de Derechos Humanos”.
Ora la dichiarazione del criminale padrone/dittatore Porfirio Lobo:
“Hay muchas organizaciones que para ellos es un gran ingreso plantear una situación dramática en Honduras, porque significa muchísimos dólares que les llegan (del exterior)”.
Ecco come ragiona il vero leader dittatore, il leader assassino che ha avuto anche paura di subire a sua volte un golpe ma poi si è difeso uccidendo “gli scomodi”. Negare l’evidenza del vero è l’azione più abile che possa fare per rendersi rieleggibile dai suoi e mettere a tacere la stampa internazionale, che da un anno, appunto, non parla. Nessun Dorma è da un anno che grida al massacro di povera e indifesa gente, è da un anno che cerca di svelare i retroscena di questo golpe assurdo, è da un anno che quiere paz en Honduras.
Un anno e sono ancora qui, insistente e testardo con la speranza e credenza che il ripetere costantemente la verità e i motivi di un lavoro, non è routine ma lotta agguerrita.

El otro

Se inventó una cara.
Detrás de ella
vivió, murió y resucitó
muchas veces.
Su cara
hoy tiene las arrugas de esa cara.
Sus arrugas no tienen cara.
octavio

giovedì 11 novembre 2010

I've put my trust in you Pushed as far as I can go

Ritorno, solo per festeggiare. Mi hanno insegnato infatti che se c’è il negativo si deve avere coscienza di un positivo. A volte è difficile ma così è.
In un anno Nessun Dorma, prima con me poi con Michael, ha cercato di non far morire nel silenzio (il famoso silenzio assordante) il fatto Palestina. Escalation infernale che non avrà mai fine, il Purgatorio qui è già un sogno.
Abbiamo poi seguito con “occhio attento” gli sviluppi degli ormai dimenticati Dialoghi di Pace, chi ne parla più? Chi ancora si chiede se qualcuno sta facendo qualcosa? O, da un altro punto di vista, chi ormai ha capito che il dialogo era solo per far fare bella figura a Obama? Chi ha capito che erano organizzati solo per dare maggiori vantaggi agli israeliani?
Io vi voglio dare le ultime parole di Netanyahu: «Perché i palestinesi rifuggono la pace? I palestinesi credono di poter evitare i negoziati e, eventualmente, dettare a Israele le proprie richieste. Credo fermamente che ciò non accadrà, perché non lasceremo che lo facciano e su ciò sono fiducioso negli amici di Israele, in prima linea gli Stati Uniti, anche loro non lo permetteranno».
È difficile credere che anche qui ci sia un positivo, è difficile credere che ci sia una via d’uscita se non nella violenza più pura, quella che fa esplodere e sanguinare. È difficile, ma qui c’è chi ha capito che non è impossibile. Il mondo dice che non si può fare niente, che è la politica quella che decide e noi, ormai, non possiamo nemmeno più protestare. Lo ripeterò, in onore di questo grande evento che è il primo compleanno di Nessun Dorma, la verità va detta e ricercata sempre, a costo degli insulti.
momò

martedì 9 novembre 2010

bisogna volare

Dopo un mese di lavoro intenso, di campagna culturale incessante e un pò di tempo per organizzarci è nato questo blog. Questo piccolo luogo dove convivono angolazioni diverse che guradano un solo soggetto: l'uomo. E' per questo che ho deciso di partecipare a questo lavoro comune sfruttando i miei studi storici e le mie passioni. Con racconti, le avventure di 2060, presentazione di personaggi, giudizi e notizie spero di aver sfruttato bene lo strumento che internet è. Perchè la rete non sostituisce la presenza nella realtà, non potrà mai eguagliare l'autenticità dei rapporti tra le persone ma rimane uno strumento da usare con attenzione e senso critico, strumento per poter parlare ai dotti e agli scolari. Il pubblico ammaestrato va svegliato, bisogna ricordare che c'è la paura e l'ingiustizia, bisogna essere presenti nella società per non affidare ai politici il controllo delle coscienze. E come dice il poeta: "ho tante storie ancora da raccontare per chi vuole ascoltare"!
IoLiOdioINazistiDellIllinois

Something about a year, something about “Azur e Asmar”

Cari lettori ormai è passato un intero anno dalla nascita di questo blog..un anno.. pensate quante cose succedono in un anno, cose che uno non si sarebbe mai nemmeno immaginato. Per esempio quest’anno ho partecipato con alcuni amici ad un evento culturale sulle Alpi italiane. Non vi spaventate non ha assolutamente niente a che fare con i consueti raduni razz..ah no scusate leghisti che solitamente si svolgono lì. No! Era un evento il cui tema principale era quello della fraternità (capite bene che con i verdi raduni non ha davvero niente a che fare). Partecipo ogni anno a questa manifestazione, ma quello che non mi sarei mai aspettata un anno fa era di poter incontrare e conoscere il regista Michel Ocelot, direttore di “Kirikù e la strega Karabà”, film che da piccola mi aveva affascinato. Quest’anno però ho avuto la possibilità di vedere un suo film, “Azur e Asmar”, che parla proprio della fraternità e soprattutto dell’amicizia, a mio parere sinonimo di quest’ultima. E’ questo un film d’animazione che racconta la storia di due bambini che crescono insieme, ma le cui differenze sociali, culturali ma soprattutto economiche li separano. Si ritroveranno solo dopo più di dieci anni, odiandosi proprio a causa di queste differenze che li avevano divisi. Sono stati, però, portati ad odiarsi, proprio da coloro che li avevano voluti separati spinti da quella mentalità che vuole che tutto rimanga allo status quo, che per loro significa ricchi con ricchi e poveri con poveri. Nonostante queste loro incomprensioni si mettono in viaggio insieme per trovare un luogo fantastico di cui sempre avevano sentito parlare nelle fiabe che gli venivano raccontate da piccoli. Sarà proprio questo viaggio, quest’opera da compiere insieme, che li farà riavvicinare e continuare la loro amicizia. E’ proprio questo che mi ha colpito: come il lavorare, il muoversi, l’agire uniti per qualcosa faccia nascere (o rinascere) un’amicizia. Se infatti ci si basa sulla pura istintività del “mi stai simpatico oppure no”, tutto, in breve tempo si rovina e i rapporti si perdono nel nulla. Vi ho voluto parlare di questo film perché credo, e spero, che rappresenti il lavoro di questo blog. Un lavoro comune, un unico scopo per il quale operare, che nasce da un’amicizia vera, che vuole rendere le cose più chiare anche sui fatti di attualità che oggi si tendono sempre più a nascondere, che vuole essere aiuto, sprono e speranza per tutti. Lavoro che sì nasce da un’amicizia, ma che è anche un modo per far crescere l’amicizia tra chi vi opera! Certo alcuni mi potrebbero dire che questo film è una cosa da bambini, qualcosa di semplice o scontato, ma allora se è così facile costruire una fraternità vera, rapporti reali tra gli uomini per costruire qualcosa insieme, perché nessuno lo fa più?
小王子

lunedì 8 novembre 2010

Dietro alla pagina

Un anno. Da un anno esiste questo blog. Grazie ad esso conosco meglio realtà e drammi in tutto il mondo, leggo riflessioni costruttive da parte di giovani sulla politica, ascolto storie, scopro film, rido, sono informato su notizie sportive e scientifiche, scrivo. Da qui possiamo giudicare la realtà, non perchè le siamo superiori, ma perchè non ci renda schiavi.
Da dove viene questo giudizio? Da dove viene l'interesse verso tutto ciò che accade? Dietro a questa pagina Web ci sono ragazzi in carne ed ossa, degli amici, che si muovono nel concreto, anzi sono mossi. Non da un idealismo, non da un pensiero o da un ragionamento, ma dalla coscienza che noi e i ragazzi Palestinesi, Honduregni, Coreani, Jamaicani, e tutti i nostri lettori, apparteniamo alla stessa radice, e abbiamo le stesse reazioni davanti all'ingiustizia che ci si mostra continuamente.
Se non avessimo questa coscienza, saremmo delle amebe, useremmo Internet solo per le appassionanti cazzate che troviamo a mezzo Google, usciremmo per l'aperitivo e torneremmo di nuovo a casa davanti al computer. E ci sentiremmo soli.
Non stare lì davanti imbambolato. Vogliamo condividere quest'amicizia. E non parlo di Facebook.
zecca

sabato 6 novembre 2010

le parole

Vorrei oggi fermarmi un attimo su come vengono usati alcuni termini del lessico italiano dalla politica e dall'informazione.
"popolo delle libertà": è il nome di un partito dove a decidere è uno e uno solo, un re che ha sudditi non un popolo, l'uso poi del termine "libertà" è quanto meno sconcertante nella mani di chi monopolizza informazione e decisioni legilative dimentiche ormai delle aulee parlamentari.
Questo partito è stato definito dal suo stesso despota: "partito dell'amore". Ora la parola "amore" è oggi talmente sventrata del suo significato reale di donazione gratuita all'altro che, grazie anche al nostro piccolo tiranno, fa pensare immediatamente ai bovini e bufali che affollano schermi, giornali. aulee parlamentari e letti di potere in genere.
"futuro e libertà": parla di futuro chi vive di politica da secoli e ha tutte le intenzioni di appollaiarsi in questa sopraelevata posizione ancora a lungo.
"partito democratico": così democratico da non muoversi mai, magari disturba qualcuno. Democrazia è la partecipazione attiva di tutti alla vita di uno Stato e il maggior partito d'opposizione dovrebbe muoversi a ricordarlo.
Questo per ricordare come le parole vengano storpiate oggi. Eccezione fa la Lega Nord che usa un linguaggio così volgare da non badare a sottigliezze.
IoLiOdioINazistiDellIllinois

giovedì 4 novembre 2010

I bambini prima o poi crescono

Una volta momò vi aveva mostratola foto di due bambini e un ebreo ultraortodosso che gli insegnava come usa le armi, una foto shock giusta e necessaria perché è sbagliato dire che solo i musulmani incitano i bambini alla guerra. Oggi io ve ne presento un altro, all’apparenza più “tranquilla”, ma che se guardata con occhio critico può essere peggiore.
Non c’è bisogno di molti commenti, questo è l’immagine del futuro d’Israele. Questo è ciò che il Sionismo ha portato e ha insegnato. Si criticano i bambini armati, si criticano i bambini in guerra, tutto ciò con ragione, ma perché nessuno inizia a preoccuparsi dei bambini coloni che hanno già instillato in sé il germe del egocentrismo e della supremazia, del razzismo e della violenza.
michael

mercoledì 3 novembre 2010

mos maialorum

Davanti alle ormai consuete esibizioni di varie ragazze nelle stanze del potere e all'estetica di parlamentari "igieniste dentali" e simili mi è tornato in mente Caligola, l'imperatore che tradizione vuole aver elevato il suo cavallo a senatore, ora siamo ai bovini....
IoLiOdioINazistiDellIllimois

lunedì 1 novembre 2010

Facciamo pace o ci prendiamo in giro?

Netanyahu fa di tutto per non accettare la pace, fa di tutto anche per far sembrare cattivi gli altri e santo lui. mentre continua a dire che le costruzioni non si fermeranno e che lui non accetterà mai di tornare ai confini del 1967 (come già dicevo, la cosa più giusta che si potesse fare) si scatenano i suoi elettori nelle strade e nelle piazze. Intendiamoci, non che Netanyahu li abbia pubblicamente incitati, ma i discorsi che lui fa possono portare a un’interpretazione molto dura e rivoltante.
I coloni, gli occupanti, coloro che meglio esprimono l’ideologia sionista, hanno infatti minacciato di demolire i pozzi costruiti nei campi di olivo. La minaccia è già arrivata da qualche giorno, ma la realtà è che hanno già iniziato con le loro spedizioni punitive. È stato già bruciata una scuola privata femminile nei pressi di Nablus, sono già stati distribuiti ordini di demolizione per case, pozzi e altri impianti a sud di Hebron (questi ordini comprendono anche case in costruzione, baracche, tende e grotte utilizzate dai pastori come primo rifugio nei pascoli). L’ira dei coloni si è anche già mossa contro le coltivazioni d’olivo e sono già stati distrutti diverse colture oltre che ferito molti contadini che cercavano di difendere il loro unico sostentamento, i soldati insieme a funzionari civili hanno poi sequestrato tutta l’area di un impianto di perforazione nella provincia di Deir Estia, arrestando il proprietario e suo figlio e dichiarando il terreno territorio israeliano.
Tutto questo è routine in Palestina, per chi segue il blog ha già visto tanti miei post che facevano un resoconto delle razzie israeliane e per chi lo conosce per la prima volta si fidi, questa è routine. Ciò che di nuovo sono costretto a sottolineare è la freddezza e il sarcasmo con cui i coloni affrontano i palestinesi, soprattutto in questo periodo di, ovviamente fasulli, “Dialoghi per la pace”. Dopo aver bruciato la scuola hanno scritto sulle pareti della stessa questo slogan: “Pace per gli abitanti di questa collina”. La domanda ora io la pongo a voi: è con questa gente che bisogna fare la pace?
michael