martedì 23 novembre 2010

Bambocci, violenti, al potere

“(La economia) Disfrazada porque no tenemos información clara de los capitales que se mueven en el país, ya que la DEI, Industria y Comercio, las alcaldías ni el resto del Gobierno tienen esos datos. Y estrangulada porque con toda la disponibilidad de recursos existentes no se puede generar desarrollo por el miedo al riesgo que hay”.
Senza contare che la violenza, e per violenza qui non si intende quella psicologica ma quella armata, è all’ordine del giorno, non ci si può fidare più di nessuno.
L’Honduras si trova ogni giorno di fronte alla disperazione più assoluta, tre i protagonisti che vivono questa situazione. Il primo è chi deve mangiare, chi deve mantenere i suoi figli e li vede sempre più magri, sempre più scheletri; cosa dovrebbe fare? Oltre cercare cibo nei rifiuti non dovrebbe rubare? Il secondo è chi ha fondato le bande giovanili, le maras; quando la povertà è estrema il traffico di droga, la prostituzione, il commercio di armi sono la normalità e la (illusoria) soluzione di un cambiamento radicale del livello di vita. Il terzo è chi si fa eleggere presidente con l’inganno e con la violenza armata (quella che lui ora dice di combattere); fa un uso della politica solo per arricchire le sue tasche, per poter mantenere il narcotraffico e le maras sempre attive, per lasciare il povero a rubare o a chiedere l’elemosina. Il burattinaio è lui e deve usare mani e piedi per far girare tutto come lui vuole.
Il problema, più in generale, è che in tutto il mondo, ovunque, chi è al potere pensa ancora di giocare con le bambole o i soldatini.
octavio

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