“Ma come! -s’indegnerà il romantico lettore- Politkovskaja ha scritto la tremenda verità sulla Cecenia, su Ramzan Kadyrov, sui federali. Per la verità si uccide, ed ecco - l’hanno uccisa...”. Non vorrei deludere il romantico lettore, ma non esiste verità così tremenda per cui si possa uccidere un giornalista.
Tra l’altro qui vedo più motivi per rattristarci, il giornalismo nella Russia d’oggi non può, non è in grado di influenzare seriamente la situazione nel paese e i destini dei potenti di questo paese (in quanto i potenti sono molto più influenti degli stessi giornalisti, in quanto abbiamo una democrazia molto particolare e una zona di contatto tra potere e società civile estremamente sottile... le ragioni in fondo sono molte e piuttosto sconsolanti). Le critiche, anche quelle più dure e fondate, non intaccano nessuno -il fatto è che semplicemente non le si nota. Non bisogna cercare a lungo esempi: ne abbiamo in quantità impressionante. Alcuni giorni fa il quotidiano “Kommersant” è riuscito a scoprire che la Milizija sta telefonando alle scuole di tutta Mosca, pretendendo che gli insegnanti forniscano una lista che riporti gli alunni con cognome georgiano. La responsabile della sezione moscovita del Ministero dell’Istruzione, Ljubov Kezina, ha confermato questa notizia. Che reazioni ci sono state? Niente di niente. Una notizia, che in qualsiasi paese europeo avrebbe assunto le dimensioni di uno scandalo nazionale (la polizia raccoglie informazioni personali su bambini in base a fattori razziali!) e avrebbe privato del posto e forse anche della libertà il Capo della Polizia e il Responsabile del Dipartimento dell’Istruzione, nel nostro paese non ha stupito proprio nessuno. Beh, i lettori del giornale si sono un po’ scandalizzati, qualcuno ha scritto quattro righine di commento su Internet, ma non di più... Non ci sono state né dimissioni, né denunce.
Questo diceva poco dopo la morte di Anna Politkovskaja, questo lo diceva finchè poteva parlare. Nella notte in cui noi ci apprestavamo a festeggiare il compleanno di Nessun Dorma veniva brutalmente picchiato, a sprangate, sotto casa sua, solo perché era ed è un giornalista scomodo. Oggi Oleg Kashin è uscito dal coma farmacologico pur non essendo ancora in grado di parlare. Noi in Italia siamo ancora comodi e tranquilli, ma questo è il trattamento riservato, ormai ovunque, a chi scava nelle viscere della Terra, a chi strappa la verità dai chili di lerciume che la ricoprono. In questo compleanno è giusto ricordare Politkovskaja e Kashin simbolo del vero giornalismo, quello che non si accontenta del pettegolezzo ma rischia per la gente comune, non per il potere.
aleksej
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