martedì 30 novembre 2010

Il giudice ragazzino

L’altra sera mentre leggevo il giornale vi era pubblicata la notizia della causa di beatificazione di Rosario Livatino. Lessi un'altra volta quel nome che mi suonava conosciuto. “il giudice ragazzino”, così lo chiamava Cossiga in tono dispregiativo, poiché non vedeva di buon occhi i giudici giovani che si occupavano di cosche mafiose e di traffici di droga. Mi venne alla mente che due anni fa mentre andavo all’università in facoltà vi era una lezione dedicata a lui. Mi era rimasta impresso poiché sosteneva che il compito di un giudice è di dare un “volto umano all’astratto comando della legge”. Così lessi altre cose scritte da lui, alcune sue conferenze, di quel magistrato fuori dall’ordinario e in una di queste carte egli sosteneva che: “il compito del magistrato è quello di decidere. E decidere è scegliere e a volte scegliere fra numerose strade o situazioni diverse: ecco la cosa più difficile a cui l’uomo è chiamato.”
A 38 anni venne assassinato, il 21 settembre 1990, dalla mafia mentre percorreva la strada per Agrigento.
Mi colpì. È difficile scegliere di stare dalla parte di chi soffre, è difficile scegliere di lottare contro le ingiustizie, è difficile scegliere di stare con chi è deriso o maltrattato. Eppure è solo quando la vita è spesa in una lotta per un bene comune che sembra valga la pena affrontare tutto.
loner

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