mercoledì 28 dicembre 2011

Basura Golpista

Nella notte di Natale il Santissimo Cardinale Maradiaga pregava il Signore perchè si ricordasse della terra in cui lui era nato e nella quale umilmente portava avanti il compito assegnatoli come servo di Dio. Sempre in quella notte, criticava il mondo contemporaneo in maniera piuttosto aggressiva: “Non è possibile che un povero resti povero e il ricco resti ricco”, più o meno diceva così. Chiedeva poi alla massa di fedeli che accalcavano la chiesa di smettere di rimanere indifferenti di fronte alla crisi economica, erano già troppo colpevoli i realizzatori di questa crisi per restare, anche il popolo, inerme nell’attesa che qualcosa cambiasse.
Rimangono sbalordito da queste parole, da questa insensatezza e da questa volontà, allo stesso tempo, di potenza. Maradiaga conduce vita povera? No, il Governo di Honduras conduce vita povera? No. Chi ha voluto organizzare il golpe conduce vita povera? No; chi ha sostenuto questo golpe (e Maradiaga è fra quelli) conduce vita povera? No.
Chi in Honduras è povero, ha la capacità di rimanere inerme di fronte alla crisi? Certo che no, ma non perchè lo dice il cardinale o perchè lo muove uno spirito di protesta, solo perchè la fame e i figli lo obbligano a muoversi. A scavare nelle fogne e nei cassonetti per tentare di trovare qualcosa da mangiare, a rubare (con pistole e coltelli) per mettere mano al famoso Dio denaro, a cadere nel tunnel della droga per mettere  tacere quella bocca dello stomaco che troppo brontola.
Quello che io, tutte le volte che un esponente di qualcosa, una persona in vista, parla, mi domando è se davvero sa di che cosa sta parlando.
Voi lo sapevate che: “En la parte más asesina del país más mortífero del mundo, las familias de los hijos y esposos y hermanas asesinadas se reúnen cada mes en un edificio de hormigón junto a la iglesia de Nuestra Señora de Guadalupe. Se sientan en sillas de plástico, inclinándose hacia adelante para hablar, y la angustia se derrama. Existe el temor de los cumpleaños, aniversarios y Navidad. O de saber quién es el asesino, y que no sea arrestado, y la perversidad de eso. El grupo tenía 10 familias cuando se inició hace tres años. Hoy tiene 60, y todos menos uno de los casos siguen sin resolverse. “Estamos viviendo en constante temor”, dijo Blanca Álvarez, que llevaba un pin con el retrato de su hijo muerto, Jason, tiroteado en un robo de carro en 2006. “Hemos tenido marchas por la paz, vestidos de blanco, lanzando globos blancos al aire. Nada va a cambiar aquí. Nada” (via la tribuna.hn).
Maradiaga lo sa? e Lobo?
octavio

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