sabato 31 dicembre 2011

Buon Anno

Siamo alla fine di un anno che ci ha visto concentrati sulla crisi economica e sulla fine, tanto invocata, dell’ era Berlusconi (o almeno speriamo). Vorremmo però porre l’attenzione su un odio che ciclicamente, e soprattutto in periodi di crisi, si risveglia da un finto letargo. Le recenti violenze e i morti di Torino e Firenze, il prender piede di partiti xenofobi, come la Lega Nord qui da noi, o l’allarmante situazione ungherese ci riportano al rischio dell’odio raziale.
È necessaria una riflessione a proposito di una parola che indica una malattia dalla quale si crede di essere immuni, ma che, facilmente e impercettibilmente, può colpire chiunque, soprattutto i giovani, ai quali è giusto che i politici guardino con maggior attenzione e capacità di ascolto: la parola è “razzismo”. Nella teoria razzista non c’è nessuna salvezza: se uno è “nero” o “marocchino” o “zingaro” o “terrone” è condannato.  Allora, davanti ai problemi e alle sconfitte, sarà più facile sfruttare la colpevolezza di qualcuno o di una razza. Il terreno emotivo è sempre pronto ad accogliere il mito del complotto universale di una certa etnia e delle sue forze segrete, cercando di incolpare ripetutamente di tutti mali chi è diverso da noi, trovandone un capro espiatorio. Per rendere possibile il confronto con altre culture occorre stimarle e occorre un forte lavoro educativo per creare una mentalità che elimini l’odio verso l’altro uomo, verso un popolo o una storia, il che significa comprenderli nella propria diversità.
L’anno che sta sorgendo sarà carico dei problemi di mancanza di occupazione, continuerà e aumenterà la carenza di cibo in tanti sud del mondo e la pace sarà minacciata ad ogni frontiera. Per questo diciamo ancora una volta “nessun dorma più” perché l’odio raziale è l’anticamera per la guerra tra poveri per un qualsiasi posto di lavoro, è l’antifona per ogni politico che voglia far strada sulla pelle della povera gente, è l’attacco frontale al rendersi conto che siamo tutti sulla stessa barca, qualcuno direbbe “fratelli”.
Il Timone

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