domenica 3 ottobre 2010

Ed arrivò Lieberman

Continua la mia opera di informazione rispetto a questi dialoghi di pace che non si sa più come andranno a finire. Tutti vogliono correre ai ripari ma, mentre sia da un lato che dall’altro si rincorrono dichiarazioni che non promettono nulla di buono perché una cosa Israele doveva fare e non l’ha fatta, arriva la voce di Avigdor Lieberman (vi invito a cercare la caricature in internet, io per copyright non le posso mettere, già da quelle capirete chi è). Se ritenevate Sharon un Sionista conoscendo lui vi ricrederete e ripenserete ad Ariel come a un povero ebreo penitente. Il brillante Lieberman ha ottenuto, da Ministro degli Esteri quale è, un incontro con l’ambasciatrice USA presso le Nazioni Unite, Susan Rice, per parlare di questi dialoghi di pace. Un incontro che doveva essere proficuo e importante per sbloccare l’empasse in cui siamo finiti, ma che lui ha preferito mantenere quasi segreto senza invitare giornalisti o fare grandi cerimonie. Del suo discorso solo questa frase va sottolineata: “Israele non è un partner per la pace, la pace non può essere realizzata entro un anno”. La seconda parte è condivisibile, solo Superman Obama che ha bisogno di farsi bello davanti a tutti crede di risolvere in un anno il problema che ci affligge da ormai mezzo secolo, ma la prima parte è orripilante, è ciò che io da tempo cerco di dirvi ma che speravo non trovassi detta così esplicitamente. Israele non è un partner per la pace, è allora che cos’è? Uno stato nazista che vuole ripetere le azioni hitleriane? Uno Stato colonialista che investe tutta la sua politica in armi? Uno Stato Sionista che usa la religione per giustificare il suo agire economico? Uno Stato religioso che in quanto tale vieta l’esistenza di altre religioni?
Quale di queste opzioni è valida? O, forse sono valide tutte?
michael

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