Per molti è stato un nuovo affronto alla decenza e all’umanità, per me è stato niente di più che il proseguimento della politica nazionalista e razzista dello Stato d’Israele. La volontà, infatti, di emanare una legge che chieda il giuramento “per lo Stato d’Israele, ebraico e democratico” a coloro che sono in attesa di cittadinanza israeliana non è altro che il tentativo ebraico di raggiungere la razza pura a causa della quale, immemori, hanno subito uno sterminio.
Questa è routine in Israele, si può certo denunciare il fatto, ma è quotidiana e normale amministrazione.
È però in virtù di questa legge che prende valore la richiesta dell’OLP di avere in breve tempo dagli USA la mappa del nuovo Stato d’Israele che la Palestina dovrebbe accettare. Questa è l’autentica spada di Damocle sulla testa di Obama. Come è giusto che sia l’OLP vuole sapere se la creazione del nuovo Stato sia rispettante i territori prima del 1967 oppure vada ad intaccare territori palestinesi. Qui Obama si gioca tutto: la fiducia d’Israele, i soldi delle lobby ebraiche, il voto degli afroamericani, l’amore degli immigrati in genere, la stima del resto del mondo, la faccia davanti ai palestinesi. È sul baratro, da un lato se ritorna ai territori del 1967 darebbe finalmente dimostrazione di giustizia e lealtà ma avrebbe contro tutto il mondo economico ebraico; dall’altro se concede di più ad Israele buona parte del mondo mediatico e politico gli darà contro. Nella mia spiegazione si trova già insita la risposta: da un lato ci sono i soldi, dall’altro l’onore, ecco perché il conflitto israelo-palestinese non avrà mai fine.
michael
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