martedì 12 ottobre 2010

Psicologia di colui che accusa il terrorista

L’esempio di oggi (il ragazzo che vedete ammanettato in foto) vuole essere il mio tentativo di spiegarvi come funziona la mente di un qualsivoglia politico o soldato israeliano.
Il ragazzo è ‘Abd Allah Abu Rahma, per molti è nessuno, per chi segue un po’ le vicende palestinesi è il coordinatore (quindi l’uomo simbolo) della campagna contro il muro di Bil’in. Su Bil’in non mi soffermo, già ne aveva parlato momò e quindi vi invito a leggere i suoi post, mi soffermo sul fatto che ‘Abd Allah ha le manette: è stato infatti condannato a un anno e per un periodo di tre anni controllo con firma per sei mesi. Una punizione molto dura, solo per aver manifestato contro il muro e averlo definito razzista.
Io interpreto così la condanna: chiunque cerchi di disturbare, ostacolare, protestare ciò che Eretz Israel (per chiamarlo alla sionista) organizza o decide, viene subito schedato. I controlli sono quotidiani su tutto il territorio e in poco tempo sanno tutte le tue abitudini e azioni giornaliere, se si persevera allora si viene ammoniti, infine se proprio non la si capisce che bisogna tacere si viene arrestati. Questo è il ragionamento, a latere si instaura un’informazione fasulla e indegna che cerca di dimostrare che chi è nel mirino dell’esercito è dichiaratamente un terrorista, siamo così ottusi e sordi che basta sentire quel nome per dare ragione a chi lo pronuncia; ecco perché si pensa che tutti i palestinesi siano terroristi. Avendo agito così con tutti coloro che hanno cercato di dire la verità sulla politica israeliana ora i sionisti hanno la fama di essere vittime e i palestinesi di essere cattivi; sono riusciti nel loro intento: fregarci tutti così da poter agire indisturbati.
Ecco perché gli USA organizzano dei dialoghi di pace che si dimostrano poi tutti orientati verso Israele, ecco perché gli USA forniscono di armi al fosforo Netanyahu, ecco perché l’Europa non si muove in nessuna direzione.
michael

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