È da una settimana che continuano le manifestazione in Argentina, proteste a favore di un giovane, Mariano Ferreyra 23 anni, militante del piccolo Partido Obrero, ucciso a colpi di pistola in una manifestazione. Gli scontri, anche piuttosto violenti, sono all’ordine del giorno in Argentina soprattutto fra i gruppi sindacali, esplicativa in questo senso anche se un po’ scioccante è la dichiarazione del segretario generale della Union Ferroviaria: "Se pueden tolerar piedras y palos en los conflictos sindicales, pero jamás los disparos". Questa è stata appunto la prima volta che le pistole hanno fatto l’ingresso nelle manifestazioni organizzate. Ferreyra insieme al suo gruppo aveva infatti organizzato il blocco di una linea ferroviaria per denunciare il salario e i pochi benefici che i lavoratori dell’impresa in cui lui stesso lavorava, impresa affiliata all’Union Ferroviaria, hanno rispetto ai lavoratori dell’impresa principale. Mentre si dirigevano verso il luogo della protesta un gruppo dell’impresa Union Ferroviaria avrebbero tentato di bloccarli e sarebbe nato un grande diverbio, la situazione è peggiorata sempre più fino ad arrivare ai colpi di pistola, che hanno appunto ucciso il ragazzo.
L’esempio ci dimostra qual è la realtà lavorativa odierna: la schiavitù. Non c’è futuro, il lavoro è poco, i soldi ancora meno quindi i padroni possono permettersi di fare il bello e il cattivo tempo con i dipendenti. La parola schiavitù non è esagerata o uno slogan, anche in Italia abbiamo avuto esempi di extracomunitari rinchiusi nel luogo di lavoro giorno e notte con cani da guardia che li controllavano. Ora il mondo funziona con il famoso motto: “Taci o ti ammazzo”. Le proteste sono poche, spesso non prese in considerazione, quando però iniziano a fare sul serio o dicono troppo palesemente la verità, il potere deve intervenire, in tutti i modi, anche con la morte. Ormai l’importante è il profitto non chi lo produce.
octavio
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