martedì 21 dicembre 2010

Alla faccia dei dialoghi di pace

A giugno avevano deciso di limitare la morsa sugli accessi a Gaza lasciando entrare alcuni beni che normalmente sono bloccati, per poco tempo, non in tutto il confine ma solo su alcuni punti. Adesso, nel periodo in cui si dovrebbe dialogare di pace, nel periodo in cui dovrebbe esserci la svolta, nel periodo in cui la speranza lì nasceva l’esercito ha deciso di distribuire un nuovo battaglione, composto da nove blindati, al confine con la Striscia di Gaza; ritorna così il blocco definitivo e totale della zona.
Questo dispiegamento di forza avviene dopo un attacco avvenuto contro un serbatoio (non so se di acqua o di gasolio) che è stato distrutto da un missile. Continuando la politica israeliana a ripetersi il mantra dell’ “occhio per occhio dente per dente” ha deciso di spiegare le forze con blindati appositamente creati per rispondere ai missili anti-carro, come quelli lanciati contro il serbatoio. Molti potrebbero accettare questo ritorno delle forze armate come azione necessaria in risposta alla troppa violenza che viene da Gaza. Ma mi sapete dire qual è la violenza che da là viene, oltre a questo missile? Sì, certo è da condannare anche una sola bomba a mano, ma Israele giustifica la disposizione dell’esercito dicendo che a Gaza l’escalation di violenza è preoccupante, ma quale? Non penserete certo che Eretz Israel prenda in considerazione le azioni di Hamas contro gli affiliati di Fatah, vero? Per Israele che i palestinesi si ammazzino o si facciano guerra tra di loro è solo una gioia, mentre che per chi, come me, vuole una Palestina libera è solo un dolore sapere che nemmeno tra di loro sanno dialogare per la pace.
Sta di fatto che Israele in virtù di questa escalation di violenza organizza quelli che sono stati definiti i quartieri armati: blocchi di blindati che dovrebbero rispondere ai missili anti-carro, questi quartieri verranno testati oggi. Oggi vuol dire che mentre leggerete questo post o stanno testando o avranno già testato.
Allora mi sorge il dubbio: non è che hanno usato una scusa per testare nuove tecniche di guerra? Eh allora viva i dialoghi di pace!
michael

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