mercoledì 1 dicembre 2010

Claustrophobia

Ci abbiamo già provato a descrivervi cosa significa essere bloccati, essere sotto il dominio e il controllo di un’altra potenza, abbiamo cercato di dirvi cosa significa morire come topi in gabbia. Oggi voglio andare oltre, spiegarvi cosa significa la claustrofobia che in Palestina di vive. La città è Hebron, l’amata Hebron, la città dove le strade sono ricoperte di reti metalliche per cercare di evitare i lanci di immondizia o acqua. C’è una strada, una di quelle centrali: Shuhada Street, dove non si vede mai nessun palestinese passare, si vedono solo militari a piede o in camionette e coloni, bambini che giocano o adulti che camminano, armati. Ai palestinesi non è permesso transitare per quella via, anche a quelli che hanno casa lì non è permesso andare; tutti i negozi e gli ingressi delle case sono stati chiusi con lucchetti che sono poi stati saldati con fiamma ossidrica, dove ciò non era possibile sono stati sprangati e incatenati, lasciati al divertimento dei coloni che rompono i vetri o incendiano le porte. Come fanno i residenti allora ad andare in casa? Molti se ne sono andati, dopo essere stati chiusi a forza dentro la loro abitazione si sono calati dai tetti e se ne sono andati, altri, che la casa non la vogliono abbandonare hanno bucato i muri o costruito scale di ferro che scendono dai tetti oltre a camminamenti da un tetto all’altro per poter arrivare a casa loro.
Se foste stati chiusi a forza dentro casa vostra con il divieto di uscire, e vi foste dovuto arrangiare per poter uscire accettando obbligatoriamente una vita infame, non diventereste terroristi?
Mi ricordo un post di momò in cui invitava la gente a creare nuovi presepi, diversi dal solito, che rispecchiassero la situazione in Palestina. Il tempo del presepe è tornato e quindi ve ne propongo uno anche io. Come Castello di re Erode ricreate la Knesset con dentro Benjamin Netanyahu, dividete poi questo castello dal resto del presepe con un enorme muro in cemento (attenzione! I laghetti con i cigni, assolutamente non tipici della Palestina ma tipici del nostro presepe) tutti dalla parte del castello, l’acqua non c’è a Betlemme, infine fate la capanna e poi chiudetela ermeticamente con ferro saldato, questa è la vita in Palestina e sarebbe anche quella del bambin Gesù.
michael

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