mercoledì 15 febbraio 2012

Caña de la muerte

24mila persone tra El Salvador e Nicaragua morte dal 2000 ad oggi, 2mila morti all’anno, tutti per insufficienza renale cronica e tutti lavoratori nelle piantagioni di canna da zucchero o di riso. L’anno scorso la Ministra della Salute salvadoregna, María Isabel Rodríguez, aveva richiesto un aiuto internazionale per far fronte a questa malattia che, come raccontano gli infermi, è subdola e quando ci si accorge di averla è già, ormai, troppo tardi.
Questo il racconto di una donna, una moglie che ha visto suo marito, padre di otto figli e lavoratore dall’età di 16 anni, morire: "No le paraba el hipo, no dormía, sufría calambres, dolores de cabeza, perdió el apetito, vomitaba el agua y los alimentos que trataba de ingerir, se le ampollaron la boca y (tenía) todo el cuerpo reseco, perdía la vista, no podía orinar, se levantaba de pronto desesperado y al final hablaba sólo y deliraba".
Essendo una malattia avrà anche le sue cause, solo che, in questo caso, non c’è accordo nemmeno a livello internazionale. Molti medici dicono che si sviluppa per questioni fisico-naturali. Gli operai che ne sono affetti sono tutti obbligati a fare grandi sforzi in condizioni pessime e, sopratutto, in zone molto calde che portano costantemente il corpo a uno stato di disidratazione tale che, a lungo andare, diventa irreversibile, così vengono compromessi inevitabilmente i reni. Altri, e io sono dalla loro parte, dicono che è a causa dei pesticidi: "Me ponía la mochila en el lomo y tiraba el veneno (herbicidas y pesticidas) sin ninguna protección, hasta una vez me cayó todo el veneno en el lomo”. Le parole di un altro ammalato fortunatamente ancora in vita. Non è un mistero che il lavoro nei paesi sottosviluppati non segue nessuna norma igienica e di sicurezza, passare giornate intere a spargere veleno senza nessuna protezione pensate davvero che non sia dannoso?
Allora il vero problema qual è? Le multinazionali e l’idea che l’economia di sfruttamento sia l’unica soluzione per poter accaparrare quanti più soldi possibili. Fino a che, e questo è una vita che lo dico, l’unico metro di misura sarà il (vil) denaro ci saranno morti, e non bisogna andare fino in Latino America per scoprirlo.
octavio

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