sabato 25 settembre 2010

Do you like chicken stock?

Si avvicina sempre di più il Yom ha-Kippurim, giorno fondamentale per il mondo ebraico in quanto inizio del loro anno. Nei giorni precedenti tale festa un altro rituale preparatorio, il rituale di Kapparot, viene compiuto in special modo dagli ultraortodossi; il rituale consiste nel farsi passare sopra la testa un pollo vivo mentre si recitano precise preghiera che viene poi sgozzato e donato ai poveri, il pollo passando sopra la testa dovrebbe assorbire i peccati dell’uomo, caricarli su di sé e tramite la sgozzatura cancellarli definitivamente. Io fin dalla mia carriera universitaria sono sempre stato affascinato da questi rituali magico/religiosi perciò non giudicherò mai questo rituale anche se è vero che in Israele moltissimi oggi protestano per bandire dalle piazze pubbliche questo rituale, che gli animalisti definiscono barbaro.
Molta opinione pubblica ha detto che non ci sarebbe stato periodo migliore di questo, così ricco di religiosità e pentimento per il mondo ebraico e musulmano (essendo appena trascorsa la festa di fine Ramadan), per iniziare i dialoghi di pace tra Israele e Palestina. Io vorrei spiegarvi che cosa significa per un vero ebreo il Yom ha-Kippurim, non è solo il semplice inizio dell’anno con tanta festa e baldoria ma è il momento in cui tutta la comunità ebraica dopo una settimana di preghiera e pentimento riceve l’assoluzione di tutti i peccati commessi contro Dio. Giorno quindi centrale per la vita di un fedele, bisogna però sottolineare le ultime parole “peccati commessi contro Dio”, quelli sì scompaiono e la coscienza se ne pulisce e già il pollo aveva fatto una buona parte nella pulizia, ma i peccati contro gli uomini? Quelli, secondo la religione ebraica, scompaiono nel Yom ha-Kippurim solo se si è ottenuto il perdono da parte di chi ha subito il peccato. Tutti i polli allora moriranno inutilmente, tutti i rituali di Yom ha-Kippurim saranno inutile: nessuno può più giustificare il male che Israele sta facendo al popolo palestinese.
michael

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