lunedì 6 settembre 2010

Il razzismo in casa

Non avrei mai pensato di dover parlare della mia vita personale su questo blog, ma tutto ciò che combatti come un boomerang ti ritorna contro e te lo trovi tra i tuoi parenti. Tutto incomincia dal fatto che mi sposo, niente di che, felice io, i miei genitori e tanto lavoro da fare. Arriva il momento di invitare i parenti, ci tengo a sottolineare parenti alla lontana, i quali si dimostrano felici sì, ma con riserva, il dramma infatti serpeggia nelle loro case. E uno potrebbe pensare a una grave malattia, a un dolore famigliare e invece no, il dramma è il fidanzato della nipote, come direbbero loro, un negro.
Rendiamoci conto in che mondo viviamo. Mi domando fino a dove arriveremo se continuiamo così. Non c’è stupore ormai nel vedere la Lega vincere in ogni dove e a qualsiasi livello, c’è un dolore grande nel vedere che il razzismo è all’ordine del giorno e ce l’hai pure a casa tua.
Tutti si vantano della globalizzazione, di un mondo che ha accorciato le distanze e si è reso più unito. Il punto è che per essere alla moda si DEVE essere globalizzati. Come si può essere globalizzati se non si accetta poi l’altro individuo? La globalizzazione vale solo per il mercato e solo per la possibilità di arricchire noi, gente dell’occidente? Ieri ascoltavo il discorso di Fini, si vantava del PDL come un vero partito occidentale cioè con al primo posto il valore della libertà. Questa sarebbe la globalizzazione? Mettere noi come metro di misura per giudicare l’altro inferiore? Vedere noi bianchi come il centro del mondo e il resto la feccia da sfruttare?
Ci hanno ridotti così: incapaci di giudicare, incapaci di reagire, razzisti o xenofobi (a seconda dei casi), pieni di orgoglio per la nostra origine occidentale, impauriti da tutto ciò che è nuovo e diverso.
octavio

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