martedì 7 giugno 2011

La casta degli universitari

È stata da qualche giorno presentata un’interrogazione parlamentare da parte del PD per proporre una nuova riforma universitaria, non sul suo assetto, anche se è utile ripetere l’inefficienza e l’insensatezza della struttura universitaria odierna, ma sui suoi costi.
Questo post spero risvegli tutti i giovani, e i genitori di questi giovani, che devono ancora intraprendere l’esperienza universitaria; esperienza indimenticabile per me che l’ho conclusa. La vita universitaria con la sua normalità e i suoi eccessi è il “campo di battaglia” dove misurare la propria capacità di inserimento nel mondo adulto, quel mondo che dovrebbe (e il condizionale oggi poco può esemplificare il senso di instabilità che voglio esprimere io) darci (perché nel precariato ci sono pure io che ho finito l’università) la stabilità di vita necessaria per diventare indipendenti e, come tutto il mondo politico dice, protagonisti del domani. Data la crisi, data la mancanza di lavoro, data la disorganizzazione nell’uso dei fondi universitari è, però, per molti precluso l’accesso all’università: i costi annuali sono enormi già solo per la triennale (che dà in mano al giovane un foglio che vale completamente nulla), stratosferici per le specialistiche divenute magistrali. Piccola digressione va poi fatta sulla genialità di imporre il 3+2 alla stragrande maggioranza dei corsi, per poi fare marcia indietro e aprire corsi magistrali di 5 anni che obbligano gli studenti della triennale a ripetere parte degli esami già sostenuti per potervi accedere, con relativo necessario tempo per preparare gli esami e quindi altre tasse per poter coprire i tempi in più necessari.
Il PD allora cosa propone? Di alzare le tasse ma chi più ha (in denaro) paghi il totale delle spese e chi meno ha paghi quello che può ché al resto ci pensa lo Stato. Detta così l’idea sarebbe superba, c’è però una clausola è cioè che lo studente che usufruisce del “prestito statale” qualora arrivasse ad ottenere un reddito alto dovrebbe restituire il denaro ottenuto con tassi d’interesse agevolati. Agevolati fin che volete sono comunque tassi che si vanno ad aggiungere a denaro sonante per la propria istruzione. Io ritengo che sia giusto che un università pubblica permetta a tutti di avere accesso agli studi anche con aiuti economici, sono anche d’accordo che chi più ha paghi la totalità dei costi. Credete però davvero che qualcuno riuscirà a raggiungere un reddito tanto elevato da potersi permettere di pagare le tasse universitarie? E quindi se chi è povero non riuscirà a ripagare il prestito, chi andrà poi a sanare quel buco economico che inesorabilmente si creerà? Mi sembra che si voglia creare una nuova casta: coloro che potranno permettersi di andare all’università. Anche solo il pensiero mi inorridisce, un popolo senza cultura è un popolo manovrabile dal “Re Nudo” di turno.
octavio

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