martedì 14 giugno 2011

Si può dare (fare) di più

Alea iacta est, credo sia il modo migliore per iniziare il mio post quotidiano. Certo non si può evitare di parlare dei referendum e, anzi, io lo faccio molto volentieri. Se in qualche momento ho dubitato oggi posso dire a gran voce che sono orgoglioso di essere italiano, orgoglioso di essere quell’italiano che cosciente del suo posto nella vita pubblica e attento alla cosa pubblica prende pieno diritto e va a votare per bloccare lo scempio che il nostro governo aveva (e il passato è d’obbligo ma è anche un gusto usarlo) messo in moto. Tutti i SÌ si sono stabilizzati al 95-96% e l’affluenza è stata pari al 57%, questo è un bel modo di dire che l’Italia è viva e preferisce oggi cantare “Tutti al voto, tutto al voto” invece di “Tutti al mare, tutti al mare” come vorrebbe Berlusconi.
Nei vari commenti sentiti tra radio e tv, miliardi di commenti e trasmissioni fiume a riguardo hanno fatto saltare in aria tutti i palinsesti televisivi, uno mi ha colpito in modo particolare: “Senza Berlusconi il quorum non si sarebbe raggiunto”, intendendo con ciò che è stato più in voto contro il Governo capitanato da Silvio piuttosto che per il reale significato che i quesiti referendari avevano. Io sono d’accordo sull’idea che il Premier abbia avuto una posizione chiave nel risultato ottenuto, ma la mia ottica è ben diversa. Proprio perché l’elettore sapeva cosa andava a votare ha voluto dare uno “schiaffo” al governo. Ma voi ci fate davvero così stupidi? Così ingenui da non capire che l’acqua privatizzata è la disidratazione della democrazia, che il nucleare (oggi che le energie alternative esistono) è rimanere legati a un passato fatto solo di inquinamento, che il legittimo impedimento è l’esemplificazione democratica del re assoluto (come insegnavano, e anche qui è d’obbligo il passato, ab-soluto, cioè sciolto dalle leggi)?
L’Italia è stanca, si ha ragione oggi a chiedere il cambio della legge elettorale e poi subito nuove elezioni: il modus operandi di Belrusconi non è più in sintonia con lo Stato che governa (ma quando lo è stato?); l’Italia però meriterebbe di più, sarà difficile uscire dalla latrina in cui siamo ma almeno ripulirla si può: ecco perché l’Italia ora ha bisogno, merita, un cambio totale e generazionale nella politica.
octavio

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