martedì 14 giugno 2011

La politica è partecipazione

In breve tempo è già stato detto molto sull'incredibile risultato elettorale prima e referendario poi, cosa aggiungere quindi?
La novità assoluta è che internet sta rapidamente scalzando la televisione, questa televisione, per informazioni, pareri e sostanzialmente possibilità d'espressione. Quindi lo strapotere mediatico tanto caro al Premier vacilla, scricchiola perchè, per il momento, la rete è, nel bene e nel male, fuori da una legislazione specifica. Non è un mezzo al quale possono accedere solo miliardari, vallette, vassalli, valvassini e valvassori, per il momento, nel bene e nel male, internet rappresenta una via di fuga da tutta quella TV che ormai è ridotta a triste eco. Non mi dilungo ora nei pericoli di degenerazione presente e futura che corrono lungo i cavi di internet ma voglio solo dire che la politica deve essere affrontata con persone reali, non dibattiti virtuali, preferirò sempre la piazza reale a quella mediatica, bere una birra con una persona in carne e ossa che con un profilo facebook, ma lo strumento c'è è potente e si può usare, speriamo sempre più nel bene che nel male. 
Era però un tasto da toccare perchè quello mediatico è sempre stato il baluardo di chi con spot, soldi e potere ha fatto i suoi "porci" comodi a immane danno di tutto il paese: violentandone la scuola, il sistema elettorale, il mondo del lavoro e i diritti. I segnali che vengono da questo referendum sono di profonda indignazione davanti a un modo di governare che la storia ricorderà come "berlusconismo" un'altro ventennio nero da aggiungere a questo paese poichè oggi come allora buona parte del popolo sostenne questa follia collettiva.
Ancora oggi come allora il Paese vuole una classe dirigente nuova, interessata al bene comune. Oggi si esige la presenza di uomini e donne che ridiano dignità al lavoro, alle prospettive per il futuro, che cerchino dialogo in una società multietnica che richiede cultura e attenzione non invettive leghiste sterili e violente. L'urgenza è abbattere questa maggioranza di governo ma se finalmente si vorrà fare un'opera costruttiva comune guai a strizzare l'occhio alla Lega, se davvero si vuole voltare pagina ridateci una legge elettorale in grado di farci esprimere preferenze, dateci la possibilità di scegliere da chi essere rappresentati. Ultimo passo poi chiudo. Ho sentito tanti esponenti di partito chiedere di non caricare di significato politico il referendum e vorrei dire: tutto è politica se politica è l'attenzione al bene comune, se politica è la ricerca di un sistema che dia la possibilità a tutti di vivere assieme, chi comincia a dire: questo è politico questo no parla di interessi di partito ma non di politica.
IoLiOdioINazistiDellIllinois

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