sabato 9 aprile 2011

Di nuovo la resa dei conti

Siamo arrivati, a mio avviso, al punto di non ritorno, da qui in avanti non potrà altro che peggiorare la situazione e Israele e Palestina non vedranno altro che morti e sangue. Non voglio essere profeta di sventura ma alcuni fatti non possono altro che portare a pensare a una nuova guerra che, di fatto, è già iniziata.
Da un lato Israele che non smette di organizzare raid aerei su Gaza, solo ieri 12 morti e decine di ferite e al contempo continua a fomentare l’odio musulmano con dichiarazioni sullo stile di quelle del Ministro degli Interni Eli Yishai: “Israele deve oggi affrontare il grave problema del numero crescente di musulmani sul suo territorio. Hanno forzato le loro donne ad indossare veli per le strade, al fine di confermare la loro presenza nel paese, e pregare in qualsiasi luogo essi vogliano, per le strade, nei parchi e nei luoghi di lavoro. Chi non ama Israele dovrebbe andare a Gaza”. Dichiarazione, non c’è neanche bisogno che ve lo dica io, che sottintende un ben più violento: “Andate a crepare a Gaza e non rompeteci più i coglioni”.
Dall’altro lato Hamas che, oltre a continuare a schierarsi sempre e comunque contro l’unita del popolo palestinese, trovando nella violenza ad oltranza l’unica possibile via di fuga, e a tentare di eliminare, proprio come fa Israele, chi è troppo scomodo per poter continuare a parlare, invoca la terza Intifada. Una nuova Intifada in Cisgiordania, sotto il controllo dell’ANP, da scagliare (il verbo non è scelto a caso) contro gli ultimi “crimini di guerra” (e questa definizione io la condivido tutta e pienamente) di Israele.
Il punto allora è: come e quando si potrà vedere uno spiraglio di speranza in Palestina? Ora, con la terza intifada richiesta e i raid aerei che non si arrestano, quanto pensate manchi allo scoppio vero e proprio di un nuovo scontro? A questo punto sarebbe facile dire che non c’è più nulla da fare, ci si è provato per tanto tempo, adesso basta, che si scannino tra di loro. Invece una possibilità ancora c’è, bisogna solo cercare di riconoscere le proprie colpe, e soprattutto perdonare.
michael

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