venerdì 15 aprile 2011

Giano Bifronte

Oggi il post è piuttosto intricato quindi vi prego di seguire bene tutti passaggi se no si rischia di non capire nulla o capire il contrario di ciò che voglio dire io.
Putin ha viaggiato in Ucraina e ha incontrato il Premier Azarov per parlare di questione delicate riguardanti i gasdotti, le questioni sono delicate solo perché vi ricordo che in tempi non troppo lontani per gli stessi motivi la Russia ha organizzato una guerra. Il problema quindi è serio anche perché Kiev deve ora decidere se stare con Putin ma contro l’Europa o stare con l’Europa ma contro Putin. E ora viene il difficile, mentre Putin (che in questa occasione rappresentava la Russia) era a colloquio con Azarov (rappresentante Ucraina) per parlare di questa situazione, quest’ultimo informava il rappresentante dello Stato Russo di una possibile offerta che Kiev avrebbe potuto dare a Gazprom per l’utilizzo di alcuni giacimenti di metano sul Mar Nero. Cioè per dirla alla complicata: Azarov ha informato Putin (rappresentante Russia) che Putin (capo d Gazprom) avrebbe potuto beneficiare di nuovi giacimenti ucraini; in più Putin ha informato Azarov che se sta con loro (in questo caso Russia e Gazprom) avrà entrate fino a 9 miliardi di dollari l’anno.
Ma che cosa perderebbe Kiev se andasse con Putin e non con l’Europa (l’opzione inversa prevede l’innalzamento delle spese per i combustibili che arrivano dalla Madre Russia e una possibile/probabile, dati i precedenti, guerra)? Ovviamente una non integrazione con il mondo europeo e, soprattutto, l’uscita dal WTO (World Trade Organization, Organizzazione Mondiale del Commercio, per chi non sa l’inglese…). Dato che Putin ha giocato pesante anche l’UE tira fuori gli artigli e cerca di correre ai ripari mandando avanti la pratica di sblocco dei visti per entrare in Ucraina, un “cancro” che affliggeva moltissime persone che volevano entrare nel paese dato anche l’elevato costo della procedura. Detta in parole semplici l’UE cerca di portare sempre più dalla sua parte Kiev iniziando ad agevolare lì proprio dove era necessario agevolare.
Cosa succede ora? questo spetta deciderlo all’Ucraina, a me non interessa la decisione finale perché comunque, qualunque sarà la sua scelta, sarà una decisione presa con il denaro come metro di misura. È obbrobrioso vedere come i poteri forti (in questo caso Russia e Europa) organizzino e riorganizzino le loro agende lavorative solo nell’ottica di maggior rientro economico. Chissenefrega se sotto di loro c’è un popolo che vuole lavoro, qualità della vita e giustizia; il popolo rimanga pure lì a protestare quello che conta oggi è il denaro.
aleksej

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