giovedì 7 aprile 2011

Le gesta dei deboli

Giuseppe di Matteo, così si chiamava il bambino sequestrato il 23 novembre del 1993. Saranno 779 giorni di agonia, di spostamenti da un bunker all’altro. Il 1 dicembre del 1993 la famiglia riceve un Pizzino, con scritto: “tappaci la bocca”. Si riferisce al padre di Giuseppe: Santino di Matteo, arrestato e divenuto “collaboratore di giustizia”, così li chiamano i pentiti mafiosi.
Giuseppe Monticciolo, anch’egli boss ai vertici della cupola di Cosa Nostra, racconta in un libro il sequestro del piccolo bambino, che verrà poi ammazzato e sciolto nell’acido.
In contrada Giambascio il bunker dove è stato rinchiuso e ammazzato Giuseppe di Matteo doveva diventare un giardino d’infanzia dedicato al ragazzo. L’idea, da parte del sindaco di centro sinistra, era di farne un simbolo della lotta alla mafia, a Cosa Nostra. Ma l’amministrazione comunale ha cambiato volto e anche idea: il nuovo sindaco di destra Giuseppe Siviglia ha un poco rimpicciolito il progetto e ha deciso di intitolarlo alla memoria di tutte le “vittime della violenza”. Mi sembra ovvio. È giusto condannare la mafia, ma come la mettiamo quando essa è ormai una parte integrante dello stato? Facciamo un passo indietro.
La cupola vuole dare un chiaro segnale a quello “staterello” che c’è oltre lo stretto e quindi mette in opera una nuova campagna di guerra che fa saltare un pezzo degli Uffizi di Firenze e altre opere artistiche. Così lo stato per salvare il patrimonio artistico culturale dell’Italia decide di sacrificare quelli che lo stavano aiutando a sconfiggere la mafia. Sette stragi in sette città diverse: a Firenze, Roma, Milano. Undici mesi e novantatrè feriti, dieci vittime, e molti danni per l’arte italiana.
Ancora non si nulla dei mandati occulti, non si sa dei rapporti intercorsi con lo stato, non si sa nulla visto che le traversie giudiziarie sono finite nell’archiviazione per Silvio Berlusconi e Marcello dell’Utri.
E si torna all’inizio. La lotta alla mafia non è la lotta ai capi di Cosa Nostra, non è solamente una lotta alla cupola, ma deve essere una lotta all’infiltrazioni che essa ha nello stato, nel giro degli appalti, dei rifiuti. Ma tanto a nessuno interessa più di tanto, ognuno cura il proprio orticello, e l’indifferenza e il cinismo regnano sovrani, tanto che nonostante tutto Silvio Berlusconi è il nostro premier attualmente.
Come è possibile che l’Italia abbia scelto per l’illegalità e l’ingiustizia? Credo sia perché non importa a nessuno la verità, quello che importa è quello che io ti presento come verosimile, e se io comando tutte le televisioni e l’informazione non è nemmeno troppo difficile.
Ma non a tutti piace questa indifferenza, lo testimonia questo blog, lo testimoniano quelli che scendono ancora in piazza a manifestare, come scriveva qualcuno, anche se sono pochi e sembrano non avere peso.
Se valessero solo le gesta dei forti e dei potenti nella storia, Giuseppe di Matteo sarebbe morto invano. Ma non è così.
loner

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