venerdì 1 aprile 2011

I bastoni tra le ruote

Giunge la notizia che la Banca Mondiale ha deciso di finanziare con 3milioni di dollari le industrie idriche palestinesi, un contributo notevole che cerca di ammodernare un impianto idrico che è molto vecchio (in alcune zone praticamente inutilizzabile) ed è spesso preda di azioni violente da parte dei coloni o dell’esercito israeliano. Una donazione che è come la manna insomma, una donazione che ha lo scopo esplicitato di guardare avanti, al futuro, al nuovo stato palestinese.
Sempre in quest’ottica è stato presentato il primo piano urbanistico ad impatto zero per una nuova città, quella di Rabawi, che prevede aree commerciali, scuole, uffici, moschee e una chiesa (alla faccia di coloro che dicono che i musulmani sono tutti intransigenti). Una città che cercherà di ridurre le emissioni di CO2 e utilizzerà le persone che girano per le strade a raccattare tutto ciò che è rivendibile come netturbini per la raccolta differenziata. Un’opera imponete e costosa che però ci presenta il vero volto del mondo palestinese, un mondo che vuole cambiare per migliorare; un nuovo stato, per i palestinesi, è già possibile e auspicabile.
Ovviamente tutta questa positività crolla non appena Israele, per bocca dei suoi santi profeti, inizia a puntare i piedi solo perché capisce che le possibilità per una fine dei dissidi c’è ma loro non la vogliono accettare, loro vogliono solo sfruttare.
Un anno fa Obama aveva detto davanti all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che si augurava di vedere un membro palestinese con piena titolarità partecipare ai lavori dell’Assemblea Generale il successivo settembre, cioè questo settembre. Mancano 4 mesi a tale data, e oltretutto è periodo estivo, quindi i mesi effettivi si riducono drasticamente, e a Israele inizia a bruciargli il culo e così minaccia una serie di azioni di protesta se le Nazioni Unite riconosceranno l’indipendenza della Palestina. Israele avrebbe chiesto a tutti i rappresentanti residenti all’estero di organizzare questo tipo di proteste.
Questa è l’intelligenza del sionismo: bloccare la volontà di porre fine a guerra, di cessare la morte di persone (e le persone muoiono sia in Israele che in Palestina). Lo stato sionista è così razzista e egocentrico che non pensa nemmeno più al bene del suo popolo, l’importante sono i profitti e se questo vuol dire guerra allora continuiamo con la guerra. E comunque una domanda mi rimane, se ne sono sempre fregati di tutte le risoluzioni ONU che gli sono arrivate contro, perché preoccuparsi per questa?
michael

Nessun commento:

Posta un commento