mercoledì 21 settembre 2011

Anche in autunno sbocciano primavere

È da una decina di giorni che l’Angola è sotto la minaccia delle proteste, è sotto la minaccia della Primavera araba. È da i primi di settembre infatti che gruppi di cittadini, in particolare giovani, scendo in piazza per chiedere le dimissioni del presidente; il clou si è avuto il 5 di settembre quando, purtroppo, alle manifestazioni sono seguite violente repressioni con relativi feriti e arresti.
Il presidente in questione è José Eduardo dos Santos al potere da oltre trent’anni.
La sua non è di certo stata una vita facile, nasce da famiglia poverissima, il padre muratore, costretto a emigrare a causa del governo coloniale prima in Francia e poi in Congo. Finisce la sua istruzione universitaria in URSS e torna nel 1970 in Angola dove entra subito nella Milizia del MPLA ottenendo subito incarichi molto importanti, fece così tanta carriera da “meritarsi” nel 1979 la carica a Presidente. Le virgolette sono d’obbligo perché mantenne il potere continuamente e solo nel 1992 ci fu qualcosina che tentò di mettere a freno la sua volontà di regno. In quell’occasione infatti nessuno dei due aspiranti alla carica, dunque nemmeno dos Santos, ottenne la soglia minima del 50% e così vennero indette nuove elezioni. Pochi giorni prima della nuova tornata elettorale il partito UNITA ritirò la sua candidatura dichiarando brogli elettorali, gli osservatori cosa fecero? Ritenendo inconcludenti le elezioni rimisero sul trono il presidente uscente in via temporanea. Via temporanea mai conclusa… nel 2001 ci fu la dichiarazione da parte di dos Santos di ritirarsi solo se il paese si fosse pacificato, ma, subito dopo la sua dichiarazione, l’esercito angolano uccise il leader del partito UNITA Savimbi. Con la scusa della non pacificazione (c’è il solo problema che la pace non l’ha voluta l’esercito e cioè lo stesso dos Santos) rimase al potere.
E oggi? Oggi il popolo si è stancato del dittatore che siede sulle loro schiene; oggi il popolo ha alzato la testa e la voce. Quando succede ciò cosa fanno i tiranni (e non solo i tiranni africani)? Si arrabbiano e rispondono alle proteste con le armi. E dunque? Dunque staremo a vedere, certo è che se stiamo troppo a vedere la gente morirà e dopo sarà troppo tardi.
octavio

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