martedì 4 ottobre 2011

Hunger

Bisognerebbe, secondo gli Stati Uniti e i governi “cagnolino” che scodinzolano attorno a loro, dialogare con Israele per volere davvero arrivare al riconoscimento di uno Stato Palestinese e, dunque, alla pace. Ci sarebbe da discutere molto su questa affermazione essendo, in primo luogo, necessario sottolineare che prima del riconoscimento di uno Stato è fondamentale arrivare alla pace, poi, di conseguenza, arriva lo Stato. E, comunque, se davvero si dovesse dialogare con loro, allora sarebbe d’obbligo cercare di capire chi sono queste persone che non vogliono riconoscere il diritto di uno Stato. Intendiamoci io passo la mia vita da blogger a raccontarvi chi sono, ma, essendo che ogni giorno qualcosa di scandaloso accade, sono di nuovo a presentarvi la banda “Netanyau e soci” (una rediviva Banda Stern?).
Due sono le notizie shock di oggi. La prima riguarda i bambini e, dunque, dovrebbe fare ancora più scalpore. Il quotidiano The Guardian ha infatti pubblicato un’inchiesta portata avanti per lungo tempo in Israele in cui si dimostra, e le prove sono inconfutabili, che ogni qualvolta avvengono della incursioni nei villaggi dei territori occupati i militari obbligano tutti i bambini che incontrano ad essere fotografati. Va anche detto che spesso ciò accade nel cuore della notte e, quindi, i bambini vengono svegliati in malo modo e obbligati ad essere fotografati. Se vi state domandando il perché di queste foto è presto detto, Israele sta creandosi uno schedario preciso di tutti i bambini residenti nei vari villaggi per attuare un rapido riconoscimento degli stessi in caso di lancio di pietre contro i mezzi militari. Inutile dire che se si è sotto colonialismo israeliano il diritto alla privacy va rapidamente a farsi fottere, obbligatorio dire che allo stato Israeliano bisognerebbe presentare un’accusa di pedofilia firmata da tutti gli Stati mondiali.
La seconda notizia riguarda le carceri. È da circa una settimana che migliaia di prigionieri palestinesi hanno iniziato uno sciopero della fame e dei medicinali per protestare contro le disumane condizioni di detenzione. È in particolare l’isolamento forzato che viene denunciato, esistono infatti prigionieri palestinesi obbligati alle celle di isolamento da oltre dieci anni; celle che non hanno finestre, non hanno letto, non vengono pulite, per coloro che le “abitano” è vietato poi contatto con altri prigionieri e con il mondo esterno (incluso parenti e avvocati). Il Ministero per i Prigionieri, nella persona di Issa Qaraqe, ha fatto richiesta all’ONU affinché rapidamente intervenga a porre fine a queste violenze.
Avendo presente tutto ciò quali motivi l’ONU avrebbe per non riconoscere uno Stato Palestinese e accettare così il ritorno ai Dialoghi di Pace? Nessuno, se non fosse che gli USA continuano a fare la differenza (sempre in negativo).
michael

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