mercoledì 26 ottobre 2011

Lezioni (di vita) all'Università

Aula gremita di persone, nessun posto a sedere libero e scarseggiano anche le mattonelle vuote. Bene.
Sapete quando già la sola vista dell'aula vi fa venire voglia di tornarvene dritti a casa? Ecco, più e meno, l'inizio è stato così, solo che non ho potuto cedere alla tentazione, perché dovevo poi passare gli appunti ad un'amica. Quindi mi siedo, prendo il quaderno e aspetto l'arrivo del professore. Il corso tratta l'apprendimento e l'insegnamento di una lingua straniera.
Dopo alcune note introduttive il prof inizia a spiegare come venne insegnato l'italiano all'indomani dell'Unità d'Italia, momento in cui il 97,5% delle persone non parlava altro che il proprio dialetto.
Si ritenne che il modo più facile per imparare fosse quello di fare tabula rasa della propria lingua madre per far posto all'italiano. C'era infatti la tendenza a credere che per imparare una nuova lingua, bisognasse cancellare le nozioni precedenti. Sconforto.
Milioni di persone nate e cresciute parlando in un certo modo si sentono dire "No, cari miei, così non va, scordatevi tutto". Questo atteggiamento ha provocato due grandi danni: il primo è la maggiore difficoltà ad apprendere l'italiano, il secondo, a mio parere peggiore, è la distruzione di parte dell'identità. Quando si apprende una nuova lingua è utile averne una di riferimento con cui fare dei confronti.
Inoltre una lingua non è solo un mezzo di espressione, ma è, soprattutto, un segno identitario, una sorta di seconda pelle. Ci sono, infatti, moltissimi paesi che stanno lottando contro chi, apertamente o meno, tenta di imporre la propria lingua a discapito di quella nativa. Per restare nelle vicinanze
mi vengono in mente i Paesi Baschi, l'Irlanda del Nord, il Belgio, la Corsica, ma certamente (e, tristemente) se ne potrebbero elencare molti altri.
Imporre una lingua ad un altro popolo è un altro modo di assoggettare, forse più sottile, ma altrettanto potente. Inizio a chiacchierare al riguardo con un ragazzo seduto vicino a me e la lezione da "Oh, mamma perché proprio a me?" è passata a "Alla fine niente di così tremendo".
Ho fatto bene a fermarmi, via.
小王子

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