martedì 16 febbraio 2010

السلامة أولا ثم الشعب


Il 26 novembre 2009 Benyamin Netanyahu faceva una dichiarazione, sotto pressioni americane, molto importante, promise il congelamento delle costruzioni e dell’ampliamento delle colonie nei successivi dieci mesi. Bene la verità, resa nota non solo dai quotidiani palestinesi ma anche da alcuni ONG in loco, è che i lavori continuano in 29 insediamenti. Addirittura nella colonia di Beitar illit ad ovest di Betlemme il Ministero delle Abitazioni (sì un ministero che si chiama proprio così) ha venduto già un buon numero di abitazioni prima ancora che le stesse fossero progettate.
Ciò che vorrei sottolineare è che le colonie allo stato israeliano costano moltissimo, sono costanti uscite di denaro pubblico. Non so se le avete mai viste, io sì, avete presente il perfetto quartiere ordinato, con le case a schiera aventi giardinetto privato, strade pulite, cinema e bar? Ecco sembra di stare in un film e in realtà sono le colonie. Spese folli di mantenimento perché tutti i confort devono essere potenziati per mantenere della gente in territori così aspri e difficili.
La sicurezza poi è al primo posto, per entrare ti chiedono precisamente perché vuoi entrare, dove sei diretto, con quale famiglia hai parentela o legame di amicizia in quale casa e quale numero civico, se non si fidano anche il nucleo famigliare. Sicurezza elevata per le entrate ma mai per le “uscite”, sono famosi infatti, ricordo che le colonie sono sempre in posizione rialzata rispetto ai villaggi palestinesi, i lanci di pietre, spazzatura e olio bollente contro la popolazione araba.
momò

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