giovedì 17 dicembre 2009

In quattro giorni


Inizio a domandarmi se vale davvero la pena continuare a scrivere, continuare a ripetere sempre le stesse cose, le stesse atrocità. E allora prima del consueto post mi preme dire che non ho interesse nella semplice denuncia, non ci si può accontentare solo di alzare la voce. Io so come alzano la voce i soldati israeliani, so cosa vuol dire avere un mitra addosso per un semplice controllo passaporti; non vorrei ridurmi a essere come loro. Non sono però un uomo politico (forse non vorrei neanche esserlo perché come dice un mio amico palestinese politica è corruzione) e non posso cambiare le sorti della Palestina da solo. Posso solo dire, stavolta sì, a voce alta che non c’è pace senza un dialogo riuscito. Non c’è pace senza giustizia, ma soprattutto non c’è pace senza un perdono. L’ho sentito una volta a un convegno culturale e ho pensato che sarà difficile da attuare o accettare ma è una verità. Tutta questa enorme premessa per poter metter con nuova fiducia qui sotto un nuovo bollettino di guerra:

12 dicembre ’09 Un gruppo di ebrei fondamentalisti ha dato fuoco all’alba a una cospicua sezione della Grande Moschea di Yasouf (West Bank), sulla parte non distrutta dal fuoco hanno scritto con bombolette la frase “Vi bruceremo tutti”.

15 dicembre ’09 Soldati israeliani hanno attaccato con cani e armi due bambini palestinesi a Salfit e Hebron.

15 dicembre ’09 in un villaggio vicino Nablus è stata arrestata una famiglia intera, composta dall’anziana madre 5 figli e la moglie del figlio più grande, per ragioni non precisate. È stata emessa sentenza di arresto per i figli con permesso di visita dei parenti ogni 8 mesi.

15 dicembre ’09 Grande attaccato della marina israeliana contro i pescatori palestinesi abitanti nella striscia di Gaza a causa dell’embargo. I pescatori erano usciti in mare per poter avere qualcosa in più da mangiare oltre le poche razioni che vengono lasciate passare dalle frontiere.

Ho voluto riportare solo i fatti più eclatanti.
momò

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