venerdì 11 dicembre 2009

Nobel per la pace


Discorso di Bush subito dopo l’attacco in Afghanistan:
Allo stesso tempo il popolo oppresso dell'Afghanistan conoscerà la generosità dell'America e dei nostri alleati. Mentre colpiremo gli obiettivi militari, effettueremo lanci di cibo, medicinali, e rifornimenti per gli uomini, le donne e i bambini che stanno soffrendo e morendo di fame in Afghanistan. Gli Stati Uniti di America sono amici del popolo afgano e siamo amici di quasi u miliardo di persone nel mondo che professano la religione islamica. Gli Stati Uniti d'America sono nemici di tutti coloro che aiutano i terroristi e di quei barbari criminali che profanano una grande religione commettendo stragi nel suo nome. Questa azione militare e' parte della nostra campagna contro il terrorismo, un altro fronte in questa guerra che e' stata già ingaggiata attraverso gli sforzi diplomatici, le azioni di intelligence, il congelamento delle disponibilità finanziarie e l'arresto di noti terroristi da parte di agenti dei servizi di 38 paesi. Oggi ci concentriamo sull'Afghanistan, ma la battaglia e' molto più ampia. Ogni paese deve fare una scelta. In questo conflitto non esiste neutralità. Se un qualsiasi Governo sostiene i fuorilegge e gli assassini degli innocenti, diventa fuorilegge e assassino esso stesso. E percorrerà tale via solitaria a suo rischio e pericolo. Sto parlandovi oggi dalla Stanza dei Trattati della Casa Bianca, un luogo in cui i presidenti americani hanno lavorato per la pace da sempre. Siamo una nazione pacifica. Però, come abbiamo imparato improvvisamente e tragicamente, non ci può essere pace in un mondo di improvvisi terrori. Di fronte all'odierna nuova minaccia, l'unico modo per perseguire la pace e perseguire coloro che la minacciano. Non abbiamo chiesto questa missione, ma la porteremo a termine.

Discorso di Obama al Nobel per la Pace:
La guerra è talvolta necessaria ed è in una certa qual misura un’espressione dei sentimenti umani. Concretamente, dobbiamo dirigere i nostri sforzi verso quell’impegno che il presidente Kennedy delineò tempo fa: «Cerchiamo di focalizzarci su una pace più pratica e più raggiungibile, che si basi non tanto su una repentina trasformazione radicale della natura umana, bensì su una graduale evoluzione delle istituzioni umane». Come potrebbe essere un’evoluzione di questo tipo? Quali potrebbero essere questi progressi pratici?
Io credo che il ricorso alla forza possa essere legittimo per motivi umanitari, come accaduto nei Balcani, o in altri luoghi segnati profondamente dalla guerra. L’inazione lacera le nostre coscienze e può comportare prezzi ancora più alti da pagare in seguito.
Ecco perché tutte le nazioni responsabili dovrebbero abbracciare il ruolo che gli eserciti – con mandati ben chiari e definiti – possono rivestire in tempo di pace.
momò

Nessun commento:

Posta un commento