venerdì 20 maggio 2011

Un SI' per non morire di sete

Tema centrale per la vita dell’uomo è l’acqua e l’Italia a breve sarà chiamata a indicare se vuole acqua pubblica o privata. Noi, mondo occidentale, ci dimentichiamo in fretta del fattore acqua. Noi, mondo occidentale, abbiamo sempre centinaia di bottiglie in casa e non ci rendiamo conto di cosa vuol dire morire di sete, per questo ce ne freghiamo del problema acqua pubblica o acqua privata. Ho pensato allora di lasciarvi qualche stralcio (il testo intero lo trovate qui) del documento finale dell’Assemblea Mondiale dei cittadini e degli eletti per l’acqua (Amece) che nel 2007 (sono passati 4 anni e non si è ancora risolto nulla) si svolgeva a Bruxelles, nel Parlamento Europeo. Spero che queste parole siano di sensibilizzazione per una grande corsa al voto, al voto del SI’.

Ci teniamo a confermare la nostra opposizione alla mercificazione dell'acqua e a qualsiasi forma di liberalizzazione e privatizzazione dei servizi idrici. La Commissione Europea e il Consiglio dei Ministri dell'Unione Europea sono tra gli attori più agguerriti della liberalizzazione di questi ultimi e ciò è dovuto al fatto che nove tra le dieci imprese private multinazionali dell'acqua maggiori al mondo sono europee. Per questo motivo noi abbiamo manifestato, durante l'Assemblea, davanti alla sede della Direzione Generale del Commercio della Commissione Europea per denunciare la politica dell'UE in materia idrica : l'acqua non è una merce e i servizi idrici non sono dei servizi commerciali. L'acqua è vita, e al pari della vita, è sacra. Allo stesso modo, i servizi idrici sono dei servizi comuni pubblici nella misura in cui essi riguardano il diritto umano alla vita (l'accesso all'acqua potabile e ai servizi sanitari) e costituiscono un bene vitale e insostituibile per la sicurezza dell'esistenza collettiva (l'acqua per l'agricoltura, per l'industria…)
Di conseguenza, noi appoggiamo l'idea di un governo pubblico dell'acqua e dei servizi idrici in tutti i continenti, nel quadro di una gestione comunitaria dell'acqua, di tutte le acque, parte integrante di una politica di valorizzazione e preservazione del territorio soprattutto a livello dei bacini idrogeologici.

(…) Non c'è niente di inevitabile nella crisi attuale dell'acqua, né nel fatto che 2,6 miliardi di persone non hanno accesso ai servizi sanitari, né in quel che riguarda la quantità e la qualità dell'acqua disponibile.
Un miliardo e mezzo di persone non hanno accesso all'acqua potabile perché sono povere e non perché l'acqua manchi nelle loro regioni. Ma la povertà assoluta può essere sradicata.
Allo stesso modo, se l'acqua diventa rara e dunque più cara ciò è dovuto alle nostre scelte e pratiche in materia di utilizzo e di « consumo ». Questa rarefazione de facto condurrà a guerre idriche delle quali noi saremo i soli responsabili. Ma noi possiamo evitare questi conflitti, se e solo se ci assumiamo le nostre responsabilità.

octavio

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