lunedì 30 maggio 2011

L'unità della città è l'unità del popolo d'Israele, e chi ci viveva prima?

Gerusalemme Est, se ne sente spesso parlare ma non si sa mai bene identificarla, è quella parte di Gerusalemme che nel 1948 fu annessa alla Giordania e che nel 1967 fu occupata e annessa ad Israele con la Guerra dei Sei Giorni. È un fetta di terra che comprende in sé parte della Città Vecchia, il Monte del Tempio, il Muro Occidentale, la Mosche di al-Aqsa e la Chiesa del Santo Sepolcro; è una fetta di terra che contiene il cuore dei tre grandi monoteismi mondiali ed è per questo che è contesa.
Alle celebrazioni in memoria di questa conquista Netanyahu era in prima fila, sorridente e felice di poter dire: “Sono passati 44 anni e ora possiamo dire che siamo di fronte all’unificazione della città”. Una dichiarazione che dovrebbe subito far drizzare le orecchie agli USA perché è evidente che è stata fatta proprio per far capire a Obama chi è che comanda sui dialoghi di pace tra Israele e Palestina. Bibi ha poi continuato dicendo: “L’unità della città è l’unità del popolo d’Israele”; non lasciando nulla di sottaciuto esprime dunque con semplicità la sua testardaggine nel non voler mollare quel lembo di terra, di diritto palestinese, in mano ai suoi vicini, come li chiama lui. Finisce il suo bel discorso, Obama non ha commentato nulla a riguardo, meno male che era determinato a riportare Israele a confini prima del ’67, con queste parole: “Siamo determinati a difendere le nostre posizioni e la nostra sicurezza e raggiungere la vera pace con i nostri vicini”, cioè: “Vicini o fate come dico io oppure andate pure a crepare”.
Finita la commemorazione e finito il suo inutile discorso si viene a sapere che 1250 nuove unità abitative saranno costruite a Gerusalemme Est, cento milioni di dollari vengono messi dal governo a disposizione per la riqualificazione di Gerusalemme Est in vista di un turismo sempre più crescente, sono state compiute diverse incursioni, con anche alcuni arresti, a Bil’in, Nablus, Jenin, Ramallah, Al Bireh, Gaza, Gerico e nel quartiere di Silwan, sono state distrutte dall’esercito di occupazione alcune parti dell’impianto fognario di Betlemme e 8 pozzi (e dico otto) del campo profughi di Jenin.
Queste sono le garanzie che si hanno da Israele, che si voglia o meno ritornare ai dialoghi di pace.
michael

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