sabato 10 luglio 2010

Guerre des frontières marittime

Israele ha un serio problema con il mare, non so cosa lo attiri così tanto ma si sente in dovere di controllarlo sempre, dopo che ha ucciso dei volontari turchi (per amore di cronaca vi informo che ieri sono stati picchiati e arrestati altri pacifisti stranieri a Gerusalemme), nessuna spiegazione perché ormai la storia la sapete, ora si scaglia sul problema dei confini marittimi libanesi. Grazie a Sharon i rapporti tra libano e Israele non sono dei migliori (ma qui non è solo colpa israeliana ma anche cristiana, che la Chiesa si accorga dei suoi peccati!) con Bibi certo non è andata meglio e ci troviamo quindi in una situazione che si può solo definire di merda.
Il problema oggi è del tutto economico, nel mediterraneo c’è una grossa riserva di gas, ma non esistendo una precisa delimitazione delle acque marine ad uso economico (per farlo ci vuole tempo e trattative tra gli Stati, cosa direi quasi impossibile per Israele e Libano) i due litiganti si trovano sul piede di guerra politica. Da un lato Israele che ha già i mezzi e le forze per poter pompare, dall’altro il Libano che è arretrato in queste attrezzature e che si ritrova a dover contrastare la forza israeliana che quasi sicuramente andrà a pompare nelle sue acque. Bisogna, però, precisare meglio: le acque in cui Israele vuole andare a lavorare sono libanesi, questo confine però non è riconosciuto a livello internazionale, alle Nazioni Unite quella parte di acqua non è ancora stata assegnata definitivamente, lo Stato ebraico sta in questi giorni cercando di varare una legge che definisca precisamente i confini marini includendo anche quella zona; dietro i due litiganti c’è il terzo che gode e cioè gli USA che si sono alleati con le attrezzature israeliane per il commercio del gas in tutto il mondo.
Fino a quando bisognerà vedere queste angherie? Fino a quando il mondo permetterà tutto a pochi eletti che decideranno sempre e solo per il loro interesse personale? Perché non si cerca di intravedere uno spiraglio di dialogo, pacifico e costruttivo, tra i responsabili delle Nazioni affinchè un cambiamento prenda avvio?
michael

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