giovedì 22 luglio 2010

Take me higher

Israele è tornato e lo ha fatto più feroce che mai. Il mio scritto è a memoria di Hatem al-Kafarna e Qasim Alhandari morti ieri sotto il fuoco ebraico che ha ferito anche nove persone di cui 4 bambini e una donna. Morti sotto il bombardamento avvenuto a seguito delle proteste per la costruzione di nuovi insediamenti e la demolizione di alcune case, capannoni e baracche. La fase di costruzione ha previsto anche la realizzazione di una via cuscinetto per il passaggio dei coloni proprio nel mezzo del villaggio di Halib vicino a Ramallah. Morti e feriti perché difendevano le loro case e i loro cari, morti sotto la mano di sicari ben addestrati che hanno gli occhi iniettati di sangue.
Oggi non voglio discutere tanto sulla politica razzista e colonialista dei neonazisti israeliani, questo mio commento è più che sufficiente, oggi voglio soffermarmi sul dolore. Vi racconto una storia:

C’era una volta la piccola Yazmin, bellissima bambina di 8 anni che nascondeva le sue grazie dietro a un velo azzurro e lasciava liberi solo gli occhi, due occhi marrone intenso con ciglia molto lunghe, ti ammagliava con il suo sguardo, ti faceva innamorare di sé anche con la sua giovane età. Vive in una piccola cittadina della Palestina, in quella che chiamavano la Striscia di Gaza, che per lei, però, era sempre e solo casa sua. La solita casa fatta di lamiera e fango che però la proteggeva dalla polvere della strada. Yazmin cresceva e diventava sempre più bella, all’età di 15 anni suo papà si ammalò e dovette accompagnarlo all’ospedale, aldilà dei checkpoint israeliani. Rimase due ora in fila al sole cocente, quando arrivò il suo turno perquisirono per mezz’ora sua padre poi i soldati presero in disparte lei dicendo che dovevano interrogarla, la violentarono per un’ora e il padre per l’attesa morì. Tornò a casa angosciata, ma non voleva dare pena a sua madre, così decise di non raccontare nulla e continuare la sua vita. Passò un anno e i soldati entrarono di colpo in tutta la Striscia e uccisero e distrussero quasi tutto, la chiamavano azione Piombo Fuso, fu allora che i soldati uccisero suo fratello di 9 anni. Yazmin si fece ancora forza per sostenere la madre disperata, dopo sei mesi arrivarono i bulldozer e le distrussero casa, la mamma cercò di impedirlo e fu uccisa con due colpi di fucile. Oggi Yazmin è in cielo, insieme a tutti i passeggeri del bus che ha fatto saltare in aria.

Di questo è capace l’uomo, di questo siamo capaci noi.
michael

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