giovedì 15 luglio 2010

I (30) denari

La notizia si commenta da sola quindi non ho bisogno di molte parole oggi, spero solo faccia il dovuto scandalo. A Conegliano Veneto, quindi al nord, il tanto decantato nord, una ragazza in cerca di lavoro si è vista offrire un posto di commessa full-time 6 giorni su 7 per il favoloso stipendio mensile di 200 euro netti compresi i possibili straordinari.
Io non voglio soffermarmi tanto sul problema del “bamboccionismo”, questa notizia è già uno schiaffo in faccia all’idea dei giovani italiani stupidi e mammoni che non sanno farsi una vita; so che la faccia dei governanti è di bronzo quindi lo schiaffo non lo sentiranno, ma la gente che qui legge lo capisce. Voglio maggiormente soffermarmi sul concetto di lavoro che oggi in Italia viene proposto. Ormai non si vive più il lavoro come mezzo di realizzazione e, ovviamente, sostentamento della persona, lo si vive solo in un’ottica imperialista, un ottica che mette il padrone a capo del suo gruppo di schiavi. Data la crisi, reale o fasulla che sia, oggi siamo costretti comunque ad adattarci a qualsiasi mezzo per racimolare soldi e i padroni si sentono quindi liberi di fare il bello e il cattivo tempo, utilizzando sempre lo spauracchio di una chiusura dello stabilimento per la costruzione in lidi migliori, dove la manodopera costa meno. Si svilisce la persona perché la si offende valutando il suo operato come niente, come obbligato se no la tua famiglia non mangia, e dire famiglia è già essere positivi perché con lo stipendio sopra presentato non magia nemmeno un singolo individuo.

“E se alcuno replicassi: molti sono stati principi, e con li eserciti hanno fatto gran cose, che sono stati tenuti liberalissimi; ti respondo: o el principe spende del suo e de' sua sudditi, o di quello d'altri; nel primo caso, debbe essere parco; nell'altro, non debbe lasciare indrieto parte alcuna di liberalità. E quel principe che va con li eserciti, che si pasce di prede, di sacchi e di taglie, maneggia quel di altri, li è necessaria questa liberalità; altrimenti non sarebbe seguíto da' soldati. E di quello che non è tuo, o di sudditi tua, si può essere più largo donatore: come fu Ciro, Cesare et Alessandro; perché lo spendere quello d'altri non ti toglie reputazione, ma te ne aggiugne; solamente lo spendere el tuo è quello che ti nuoce”. Niccolò Machiavelli, Il Principe, capitolo XVI
octavio

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