giovedì 3 marzo 2011

ACCOGLIENZA

"padroni a casa nostra" recita sovente la Lega. Chi è che chiede di essere padrone? Spesso gli stessi padroni ma ancor di più chi crede di bastare a se stesso, di essere tranquillo nel suo angolino. Avete presente com'è il mondo oggi? Un'azienda disegna un piccolissimo utensile in Germania, lo produce in India, lo trasporta ovunque ci sia richiesta e tutto questo dà lavoro a diverse persone. Uno studente, finite le superiori, se ha un pò di fortuna può studiare in ogni angolo del globo, ma, mal che vada, anche nella più miserrima facoltà universitaria avrà sempre qualche generico Erasmus di antropologia o sociologia che lo metterà in contatto con altre culture. Ma poniamoci nell'ottica di chi dice appunto "padroni a casa nostra"... Se il nostro bravo leghista tifa una grossa squadra di serie A, rigorosamente nordica, difficilmente troverà una rosa "rosa" di pelle, se va a fare la spesa in un supermercato qualsivoglia non credo riempirà il carrello di soli prodotti tipici e, anche se fosse, difficilmente quei prodotti sarebbero stati raccolti da vigorose braccia padane. Dico questo principalemnte per due motivi:
1. La Lega ha un apparato propagandistico incredibile se si pensa che, a differenza di altri, non ha il controllo diretto di tutte le televisioni. Con questa organizzazione riesce a far passare per minacce le opportunità, per "razzismo all'incontrario" i parametri dell Unione Europea, per ladri i disperati e si spaccia come il partito che "fa le cose".
2. Il concetto di "padroni a casa nostra" è un finto problema di chi è già padrone che vuole che gli altri gli restino debitori e che non si pone il problema di essere un uomo ovunque.
IoLiOdioINazistiDellIllinois

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