sabato 26 marzo 2011

Non si impara niente da Belgrado


Ieri era il 24 marzo: 12° anniversario dei bombardamenti a Belgrado.  Chissà se D’Alema, Fassino e company se lo ricordano.
Sembra di no. Non se lo ricordavano quando hanno votato alla camera le mozioni sulla partecipazione alla missione in Libia e  sul ruolo della Nato. Eppure la nostra costituzione all’art 11 recita: “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.  Ma il parlamento, il nostro parlamento, che dovrebbe rappresentare il popolo non sembra tenere molto presente il dettame costituzionale.  Come dire:  tutti i problemi di coscienza e le lotte per far emergere questa costituzione, caro Alcide, non sono serviti a nulla. Queste mattine mentre andavo a studiare leggevo sui giornali: “Gli Italiani stanno con Silvio. E con la guerra”.  Ecco perché il nostro parlamento non ci rappresenta più. Perché chi ne fa parte si è forse dimenticato o non hai mai parlato con le famiglie delle vittime dei bombardamenti UMANITARI dell’Alleanza Atlantica del 1999.
Ma anche il Parlamento nostro, più che al popolo, è al petrolio che deve guardare, anche se per arrivare a questo obbiettivo si è fatto qualche errore, si è fatta qualche vittima per sbaglio come a Misurata. Perché non vanno i nostri parlamentari a dire alle madri di quei figli uccisi che sono morti in nome  di una corsa al petrolio, di cui l’Italia si è fatta schiava?.
“Ahi serva Italia”, recitava un volantino di una manifestazione nella mia città.  Anche se in parlamento il popolo non è più considerato, ma sono il denaro e il potere al centro di ogni interesse, c’è ancora qualcuno che considera la guerra uno dei mali peggiori per l’umanità, e non si stanca di protestare, nei luoghi di lavoro, nelle strada e nelle piazze.

Loner

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