mercoledì 20 gennaio 2010

Filantropie


Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha deciso di inviare una prima delegazione ad Haiti per capire i tipi di aiuti necessari. Questo gruppo è già al servizio della popolazione della capitale e dovrà coordinare anche la distribuzione di parte degli aiuti umanitari provenienti dagli Stati Uniti. Oltre ai duecento uomini già giunti da Tel Aviv nei prossimi giorni è previsto l’arrivo di ulteriori attrezzature utili ai soccorsi.
È ovvio quando il problema è a carattere nazionale non ci si può mai tirare indietro, ci si dimentica anche della castrone naturale che sta accadendo a casa propria. Anzi lo si poteva immaginare, era quasi scontato che le forze israeliane utilizzassero la loro interna catastrofe naturale a loro vantaggio. Ne ho parlato anche ieri, a Gerusalemme piove troppo e le inondazioni sono forti. Logicamente quando un territorio si allaga bisogna subito provvedere a drenare la zona e fare defluire le acque fuori dalla città. Cosa hanno pensato allora i democratici e filantropi israeliani? Hanno aperto le dighe lungo tutto il confine est di Gaza City e hanno inondato la città. Inondato forse non rende l’idea, hanno sommerso la città, nove persone sono rimaste ferite, centinai di ovini e bovini sono morti, centinaia le case distrutte, ettari di raccolti persi, le fognature sono intasate.
Non ci si dimentichi che a Gaza vige l’embargo quindi tutto ciò significa morire di fame.
Non ci si dimentichi che giustamente lo sforzo va spostato su Haiti ma non giocando al diluvio universale biblico sulla pelle delle persone.
momò

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