giovedì 21 gennaio 2010

Giorni di pace


George Mitchell, inviato dell’amministrazione Obama per i dialoghi in Medio Oriente, in un viaggio molto proficuo negli stati di Siria, Israele e Libano, ha detto che il Libano avrà un posto centrale per la riuscita delle controversie fra Israele e Palestina. Sul finire del discorso ci ha tenuto a sottolineare che gli USA stanno fortemente lavorando per il processo di superamento dei dissidi in Medio Oriente (ricordo che è Medio per l’oro non per noi) e che il premier israeliano avrebbe dovuto pubblicamente dire che Israele è per la pace.
Netanyahu ha sì fatto un intervento ma non so se era davvero basato su un concetto di pace. Ha infatti comunicato alla nazione che con l’esistenza di un futuro possibile stato d’Israele (e qui,anche se un po’ in bilico, la pace si potrebbe intravedere) su tutto il confine nord-orientale si manterrà una presenza di controllo per evitare il traffico illegale di armi (e qui la pace è andata a farsi benedire).
Tutto ciò veniva proclamato proprio mentre alcuni coloni distruggevano un cimitero nei pressi di Gerico, si iniziavano una serie di incursioni programmate nelle città di Nablus e Jenin e veniva mandato ordine di demolizione, in un tempo massimo di quattro mesi, della scuola e della moschea del villaggio di Ka’abina (nord di Gerico), va sottolineato il fatto che la scuola è una roulotte.
Quale dialogo costruttivo può esserci con chi invece di ascoltare rigira le parole a suo vantaggio e invece di colloquiare distrugge la tua quotidianità?
momò

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