giovedì 7 gennaio 2010

L'amore e il tricolore

Abbiamo aspettato a pubblicare un articolo inviatoci da un nostro sostenitore. Abbiamo aspettato è vero, ma a ragion veduta. Oggi è la commemorazione della nostra bandiera nata a Reggio Emilia e nell’articolo proprio a Reggio Emilia si parla. Può sembrare anacronistico ma se letto con attenzione la commemorazione odierna dà nuova enfasi allo scritto.
Il Timone

Un poco stupito per il - per me, almeno – grande, ma che dico grande, eccessivo rilievo che è stato dato dalla stampa locale all’evento, ho studiato a fondo l’accusa lanciata a Matteo Riva, capogruppo dell’IDV in consiglio comunale a Reggio Emilia, circa la sua presa di posizione sulla solidarietà a Silvio Berlusconi vittima di uno – dicono - squilibrato che gli ha gettato in faccia una statuetta del duomo di Milano. Poi ho visto, qualche giorno dopo, un noto giornale locale che titolava a tutta pagina “La neve si è sciolta” e ho capito come lavora certa stampa locale. Ma torniamo al duomo. Riva, in occasione di una riunione in cui il consiglio comunale votava la fiducia politica al presidente del consiglio ha deciso di uscire e, unico, non ha votato l’ordine del giorno. Giustamente e coerentemente con la posizione del suo partito, Riva non ha ritenuto, come dovrebbe fare ogni persona di buon senso, di non voler sostenere politicamente il presidente, capo indiscusso del popolo delle libertà. Altro sarebbe stato, invece, dare la solidarietà umana al signor Silvio Berlusconi, persona che, per quanto criticabile, resta pur sempre un uomo che ha subito un atto di violenza. Allora, credo, chiunque, anche Riva, avrebbe “senza se e senza ma” (oggi si usa molto questa formula e non voglio essere da meno) espresso piena solidarietà umana alla vittima. Ma nessuno, oggi, osa dire più nulla: e come si fa, se è il momento del’amore? Si può obiettare all’amore? Ecco il nuovo inganno: chi invoca (o, forse, impone) una nuova stagione nelle relazioni politiche dice che sono gli altri che devono amare, e devono amare lui, l’uomo di Arcore. Non importa se lui (uso ancora e volutamente la “l” minuscola) ha usato continuamente toni devastanti e offensivi verso persone e istituzioni democratiche, carta costituzionale compresa. Non importa che la sua vita privata abbia infangato, sporcato tutto. Lui (qui la “l” è maiuscola per esclusive esigenze grammaticali) non fa passi indietro, non c’è un minimo cenno autocritico. Sono gli altri a doversi inchinare. Speriamo che Bersani & C. non ci caschino. Dunque, questo di Riva, è, a parer mio, un gesto di equilibrio, senso dello Stato e delle Istituzioni, capace di distinguere diversi livelli di discussione (quello personale da quello politico) di cui in giro si trovano poche tracce. Complimenti!
Sante Bigi

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