venerdì 29 gennaio 2010

Manuel


Ieri ho visto un documentario sullo stile di vita in una porta aerei americana, è stato particolare perché su quella nave convivono ragazzi e ragazze di varia religione, tra cui anche quella cattolica. Il documentario, sadicamente secondo lo stile americano, si soffermava sulla preoccupazione di un giovane cattolico preoccupato per la salvezza della sua anima a causa del peccato di fornicazione da poco compiuto sulla nave. La telecamera (il nuovo occhio umano) ha a lungo “abusato” di queste immagini per sottolineare il suo dolore. Passato questo momento il documentario si spostava all’ora della notte e della preghiera comune che il cappellano guida ogni sera, e qui la telecamera non ha voluto sottolineare le parole del cappellano perché erano di normale routine, ma, per me, che ascoltavo, sono state parole allucinanti: “Preghiamo perché Dio lasci che le nostre bombe colpiscano gli obbiettivi stabiliti”.
Ieri in Israele è successo un fatto affine. È stato, infatti, presentato il nuovo rabbino capo della scuola di formazione militare che ha sede nel deserto del Negev. Nel suo curriculum annovera l’essere ex colono e ex pilota di elicottero e l’aver detto pubblicamente alla radio che il ritiro unilaterale di Israele dalla Strisci di Gaza nel 2005 fu un grave errore. Il quotidiano Ma’ariv aggiunge che era ciò che ci voleva per contrastare efficacemente il fenomeno di rifiuto all’esercito che serpeggia tra i giovani.
Il delirio di potere raggiunge il suo apice quando si chiama in causa Dio a santificare le guerre. La storia ce lo insegna.
momò

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