venerdì 15 gennaio 2010

Io è un altro


Il 7 gennaio verso le ore 15 un extracomunitario viene ferito e portato in ospedale.
Dopo questo fatto un gruppo di 300 extracomunitari di Rosarno che lavorano come braccianti agricoli si riversano per Via Nazionale per manifestare contro le condizione di vita e di lavoro.
Lavorano nei campi 20 ore al giorno e sono pagati 20 euro, più o meno un euro all’ora.
Le condizioni di vita sono le più disastrose: vivono in più di 200 in capannoni abbandonati senza servizi igenici e in uno stato di totale abbandono.
Guardando le immagini ci si chiede in che paese siamo. Non è solo questo a lasciarmi senza parole.
In questi giorni si è molto parlato di questo problema ma le uniche cose che si sentono è che tutto ciò è frutto di una politica di troppa tolleranza. Queste argomentazioni portate avanti soprattutto dal governo attuale fanno un po’ ridere visto che la legge BOSSI-FINI è stata da loro elaborata.
La cosa, però, che mi lascia più sconcertata è: perché nessuno ha denunciato i datori di lavoro che tenevano immigrati clandestini a lavorare in nero, senza contratto e senza contributi pagati?
Perché l’Inps non è mai intervenuta su questa situazione che tutti comunque conoscevano?
Il lavoratore clandestino è ora l’oggetto di scandalo, lo stesso extracomunitario che però andava bene per fare certi lavori pagandolo una miseria.
Due pesi due misure perché?
In Italia infatti è sempre stato così: non è che non va bene lo straniero ma non ci va bene un certo tipo di straniero. I giocatori di calcio stranieri ci piacciono,anche le ballerine (e su questo guardate cosa dice in particolare la Bossi-Fini) ci vanno bene, è lo straniero povero, scuro che magari puzza che non ci va bene. Della serie conta solo una cosa: se sei ricco sei ok se sei povero invece…!
Verrebbe da dire che fa tutto schifo,che non c’è soluzione tanto le cose non cambieranno mai.
Invece una speranza forse c’è: un gruppo di ragazzi all’università di Bologna (ma credo ce ne siano anche a Roma/Fisciano/ Parigi) si trova settimanalmente per discutere delle cose che accadono, ma non solo per parlare da baravi intellettuali, ma per dare un giudizio sulle cose, un giudizio da cui nasca un azione. Proprio questa settimana hanno parlato del fatto che “Io è un altro”.
Forse una speranza c’è: da qui nasce un azione che forse non cambierà il mondo ma sicuramente cambierà il loro modo di vivere e di agire nonostante essi non siano perfetti.
Ma un a corrente diversa di vivere, pensare e giudicare esiste: e forse questo permette di non gettare la spugna nonostante tutto.
Loner

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