giovedì 28 gennaio 2010

Grida stridenti


Nel grande giorno della commemorazione come sempre nascono le voci dissidenti. Voci che stridono e fanno paura, ieri si è sentita questa affermazione: «Verrà il giorno della distruzione del regime sionista» seguita da «Quando e come questa distruzione avverrà, dipenderà dal modo in cui le nazioni islamiche affronteranno la questione». È l’ayatollah Ali Khamenei che ha lanciato questo grido stridente e sicuramente ben studiato. Ho deciso di parlare di Khamenei perché non si creda che io sia, data l’enfasi con cui scrivo della Palestina, un antisemita. Anche il mio post di ieri è stato un invito al dialogo e alla memoria. Ma che sia una vera memoria totale e globale, che non si dimentichi dello sterminio rom a causa del delirio nazista, come ha ricordato il mio amico IoLiOdioINazistiDellIllinois, e nemmeno del dolore palestinese. Le affermazioni di Khamenei non fanno altro che indurire e chiudere ogni possibilità di dialogo e di rispetto, non fanno altro che aumentare la credenza, sbagliata, che tutti i musulmani sono e saranno terroristi solo perché sono musulmani, non vanno nell’ottica di una pace necessaria ma verso l’incitamento alla guerra. Il discorso di Khamenei ci dimostra ancora una volta che i potenti giocano sempre, tutti, sulla pelle dell’uomo comune.
Certo è che pur nella mia ferma condanna alle parole dell’ayatollah, rimane ferma la mia necessità di raccontare i soprusi che lo stato ebraico sta oggi compiendo contro il popolo palestinese. La spirale dell’odio non si può certo arrestare con un giorno della memoria e non si può arrestare se i soprusi continuano quotidianamente su altre popolazioni; qui mi distacco dal solo grande conflitto israelo-palestinese per ricordare a voi tutti il Darfur, lo Sri Lanka, la Cecenia, lo Zimbawe e l’Honduras, per citare le nazioni a me care.
momò

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