domenica 25 aprile 2010

No man's land


Nel 1969 Israele emanava una legge che permetteva l’arresto o la deportazione per tutti coloro che, provenienti da Libano Egitto o Siria, entravano da “infiltrati” nello stato ebraico. È su questo termine “infiltrati” che dobbiamo ragionare. Poco tempo fa è stata emanata la legge 1650 che definisce “infiltrato” colui che è entrato illegalmente o senza un regolare permesso in Cisgiordania. Il comandante militare che dovesse incontrare un individuo che violi la legge è quindi libero di arrestarlo (e detenerlo fino a 7 anni se infiltrato o fino a 3 anni se regolare ma senza permesso). Come si fa ad ottenere un permesso? È un documento rilasciato da un comandante militare o da qualcuno nominato da lui in accordo con la legislazione sulla sicurezza, o dalle autorità israeliane in base alla Legge sull'ingresso in Israele, insomma ancora una volta il famoso cane che si morde la coda. Ma torniamo un attimo alla nuova definizione di infiltrato, secondo la 1650 da oggi tutti i residenti in Cisgiordania sono passibili di deportazione o arresto, in fatti non possono uscire dalle loro città, in quanto chiuse dal muro, per chiedere il permesso; coloro che hanno una casa con la quale potersi “giustificare” si ritrovano in mano una diffida per costruzione abusiva,la casa viene demolita e loro sono illegali, gli stranieri che volessero visitare i territori occupati, pure loro possono incappare in un comandante che gli chieda il permesso di entrata e se quegli stranieri si trovano per caso in una manifestazione di protesta, non credo che i militari chiederanno molti permessi. È già da tempo che l’accesso a Gaza era reso difficile e quasi impraticabile, ora siamo giunti alla quasi completa chiusura dell’accesso ai territori occupati, e a un nuova gradino nella campagna di pulizia etnica che il governo Israeliano sta portando avanti.
momò

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