giovedì 15 aprile 2010

The seven deadly sins


Superbia: Non c’è bisogno di troppe spiegazioni. La volontà di potenza, il desiderio di eliminare un popolo avendo come collaboratori certi Danny Ayalon che sono convinti della superiorità ebraica, la faccia tosta di accettare pubblicamente il congelamento di nuovi insediamenti e poi continuare a costruire, sono già espressione di Superbia.
Avarizia: Il controllo totale del commercio sul territorio palestinese, il dazio doganale come merce straniera per i prodotti agricoli della Cisgiordania, la rivendita come prodotti “made in Israel” degli stessi, il quotidiano variare il tasso di cambio della moneta israeliana, non sono altro che giochi per riempirsi le tasche.
Lussuria: Come per tutti i Primi Ministri il lusso non manca mai.
Invidia: cioè tristezza per il bene altrui. Qui non considero tanto le terre che si vogliono colonizzare ma la tristezza che lui prova nel vedere la forza del popolo palestinese, la resistenza alle sofferenze, il controllo anche sul dolore.
Gola: anche in cucina la discussione esiste, ci si perde in idee su dove il tal dolce sia nato e quale sia il migliore.
Ira: L’odio con cui manda avanti la sua politica colonialista, l’arguzia con cui nasconde le prove più scottanti, il desiderio vendicativo con cui ammaestrano l’esercito sono tutte espressioni di un’ira recondita.
Accidia: La benedizione degli eserciti grazie ai sermoni dei tanti rabbini non è spiritualità ma è nascondere dietro una giustificazione religiosa l’odio per l’uomo e l’odio per Dio.
momò

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