giovedì 6 gennaio 2011

Costa d’Avorio: la guerra alle porte?


È arrivato per tutta l’opinione pubblica il proclama del re, così recita: “Udite, Udite io, re della Costa d’Avorio, Laurent Gbagbo con il cuore in lacrime dopo aver appreso la notizia che dalla data delle elezioni, quel falso teatrino messo in piedi dai miei avversari per cercare di destituirmi, 170 sono i miei sudditi morti negli scontri di piazze accetto i negoziati con quel falso di Alassane Outtara per il bene del mio paese. A riprova della mia buona fede ritiro le forze militari che avevo mandato a controllare, armate fino ai denti, il quartier generale di quel ladro di Outtara dopo che abbiamo scoperto, io e le mie forze investigative, che in quel luogo erano nascoste armi e munizioni”.
Il primo punto del discorso del re che va sviscerato è l’ultima, le armi. Questa affermazione ricorda un po’ quella di Bush verso l’Iraq nessuno sa se è vero che le armi c’erano, nessuno se ne preoccupa in realtà, si sa solo che è una buona scusa per giustificare gli assedi e le uccisioni. Il secondo punto è sicuramente quello del numero dei feriti, sono sì fonti ufficiali ma ormai l’esperienza ci ha insegnati che i numeri che si sanno in giro non sono mai realistici, rimane il fatto che fossero comunque solo 10 i morti la colpa è solo ed esclusivamente del “re” Gbagbo. Il terzo punto sono le elezioni organizzate per cercare di dare un svolta nella vita della Costa d’Avorio e finite in un nulla di fatto o meglio, un vincitore certo e un assassino che vuole rimanere al potere. Il quarto punto è la paura, una paura che vive su due fronti ben precisi, il primo è che questi negoziati non servano a un tubo e si continui quindi a nascondere la verità della vittoria di Outtara, fatto che porterebbe a una nuova e vera guerra civile: il secondo è che Outtara, se mai arriverà al potere, diventi il nuovo Gbagbo: la poltrona del potere trasforma anche un santo in farabutto.
octavio

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