lunedì 3 gennaio 2011

If you never try you never know

Ieri compiva gli anni un amico honduregno, in onore a lui scrivo sull’Honduras. Essendo anche là iniziato il nuovo anno, Lobo ha voluto dare il suo messaggio augurale, un messaggio registrato perché mentre la gente lo sentiva lui era tranquillo negli States a fare una vacanza. Vi lascio qui sotto le sue parole:

“Pensemos en una Honduras, fuerte, unida, plena, con trabajo y oportunidades para todos. Si cada uno de nosotros hacemos lo que nos corresponde a la vuelta de 12 meses tendremos un mejor país. Poco a poco con el esfuerzo de todos los hondureños hemos ido saliendo adelante, lo más difícil ya ha pasado, viene ahora el tiempo del crecimiento, este 2011 debemos mantenernos unidos en el objetivo común de tener una mejor Honduras. Es necesario mantener el paso y más que nunca luchar unidos, juntos como hermanos que somos, mantengamos firme la actitud y en alto el orgullo de ser hondureño”.

L’orgoglio di essere honduregno, un po’ senza essere nato là, lo sento anche io, lo sento proprio perché mi oppongo con tutti i mezzi a Lobo e spero veder cadere il suo governo nel tempo più rapido possibile. Mi offende sapere che dalla sua bocca escano parole come “l’orgoglio di essere honduregno”. Mi offendo ancora di più dopo che torna sulla scena Micheletti per dire ciò:

“Pienso que todos los hondureños somos iguales ante la ley, que nadie está sobre la ley en nuestro país”.

Lo diceva per commentare la dichiarazione di Zelaya che, dopo aver scoperto di essere accusato di frode fiscale dal governo honduregno e di dover restituire allo stato somme ingenti di denaro, prevedeva di non rientrare nel paese anche gli dessero il permesso di tornare.
I giudici faranno il loro lavoro e diranno anche la verità su questa accusa contro Zelaya, io non ho mai avuto un amore nemmeno per lui, certo è che meglio Zelaya che Micheletti o Lobo, questo è sicuro.
Quale orgoglio honduregno bisognerebbe trovare nelle facce di due farabutti? Due assassini che organizzano un golpe per prendere il potere e per fare ciò uccidono senza mai sporcarsi le mani, loro sono i più grandi assassini che la storia honduregna abbia mai avuto e ora sono al potere. Loro hanno sulla coscienza il sangue di centinai di innocenti e la Chiesa è con loro. Loro sono i mandatari di spedizioni punitive contro giornalisti e professori e gli Stati Uniti li riconoscono come il vero cambio nella politica interna honduregna. Miche letti ci ricorda che tutti gli honduregni sono uguali davanti alla legge, se ciò è vero lui e il suo socio sono i primi che devono essere incarcerati come pluriomicidi. È un sogno lo so, gli assassini che vanno al potere riescono anche a controllare la giustizia, ma per l’Honduras rinascere o ricominciare significa anzitutto veder messi in carcere l’organizzatore del golpe e il suo sucessore.
octavio

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