giovedì 13 gennaio 2011

Il male da un lato e dall'altro

Inizio a sentire il peso della scrittura, inizio a sentire il peso di dare per forza un giudizio. È difficile scrivere, pensare o giudicare quando il male è ovunque o, nel mo caso, quando il male è da entrambe le parti, quando non si può più dire A è così perché anche B lo è diventata.
Israele vive di fantasie, studia i mezzi per poter nuovamente passare davanti all’opinione pubblica come colui che soffre e fa sapere che inizia a studiare le misure di sicurezza per salvare Tel Aviv dagli attentati che potrebbero arrivare con l’avvicinarsi del ventesimo anniversario dello scoppio della prima Guerra del Golfo. Siamo d’accordo che tutto può sempre succedere, ma è anche chiaro che questa è una farsa organizzata per dare contro ad altri: il Libano. Se allora fu l’Iraq oggi il dramma per Israele proviene da Hezbollah, Netanyahu si è affrettato a dire davanti alla Nazione tutta che 60 mila razzi sono nelle mani sbagliate, quelle libanesi, e potrebbero certo fare molti danni, colpire la popolazione. Israele però ha come primo suo compito quello di difendere il suo popolo ed ecco allora cosa ci fa sapere il ministro Peled: “viviamo come in un isola in mezzo a musulmani ostili”, rispetto alla possibilità di attacchi israeliani preventivi dice: “compito del governo è fare tutto quanto è in suo potere per proteggere il paese”.
Intanto i ministri di Hezbollah si dimettono e fanno cadere il governo in Libano, si dimettono perché la sentenza che l’ONU pronuncerà nei prossimi giorni, quella per cui sarebbero accusati di aver partecipato all’assassinio del padre del presidente attuale nel 2005, gli fa troppa paura. L’azione di Hezbollah produce due effetti, molto gravi entrambi. Il primo di stampo politico: la caduta del governo non è solo un grattacapo nella realizzazione di nuove elezioni, la caduta del governo è prodromo di nuove violenze e nuovi scontri, il 2008 ce lo ha insegnato. Il secondo è un problema di pace: Hezbollah dimettendosi dal governo ha voluto precisare che non esiste nessun coinvolgimento da parte loro nell’assassinio del 2005 aggiungendo che il tribunale ONU che dovrebbe a breve emettere le accuse è un progetto d’Israele.
Ecco, il problema è proprio questo. Il problema è che finchè la politica ragionerà sui dispetti che uno Stato può fare all’altro solo per il gusto di buttare fango o per il gusto di screditare quale soluzione si potrà mai trovare? Finchè si sposterà il problema politico solo sulla religione che passi in avanti si faranno? Finchè non si dialogherà come si potrà pensare a una classe politica nuova e vincente?
michael

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