mercoledì 19 gennaio 2011

Dietro le sbarre

Taras Shevchenko era un servo della gleba, servo della gleba figlio di servo della gleba, una catena che non sarebbe mai stata spezzata, per molti è stato così. Lui ebbe la fortuna di trovare chi lo liberò e da quel momento divenne il più grande poeta che l’Ucraina abbia mai avuto, la critica lo definisce come il Manzoni per l’Italia, un pezzo da 90 insomma. Ebbe un enorme successo fin dalle sue prime poesie che, però, avevano il difetto di incitare alla liberazione della sua terra e questo gli costò nel 1847 l’arresto da parte della polizia dello Zar, maltrattamenti e soprusi non sono descritti ma si possono immaginare.
A Mosca esiste una biblioteca di Letteratura Ucraina che fra la fine dell’anno 2010 e l’inizio dell’anno 2011 ha subito diversi controlli: il 23 dicembre sono stati sequestrati una cinquantina di libri, il 24 dicembre sono stati sequestrati il database delle opere in possesso e alcuni hard-disk, il 26 dicembre la biblioteca è stata chiusa per ordine del Ministero dell’Interno. Il 12 gennaio hanno riaperto e il 14 gennaio hanno avuto una nuova visita, questa volta ben organizzata, un gruppo di polizia ha continuato a perquisire lo stabile e i testi, un solo poliziotto ha fatto “visita” alla direttrice, Natalja Sharina, non certo per interrogarla, no quello non avrebbe avuto senso, ma per picchiarla, o meglio pestarla perché di trauma cranico si parla.
Fra i libri sequestrati testi sulla storia ucraina, la rivoluzione arancione, testi di Shevcenko ecc. ecc.
Il governo ha fatto sapere che in queste azioni non è da riscontrarsi un atteggiamento antiucraino, anzi la “Russia ha bisogno dei rapporti cordiali che esistono con Kiev. Prometto di lottare contro ideologie contrarie e pericolose per la Russia” ha detto il Ministro degli Esteri.
Non c’è bisogno che vi dica io che queste sono cazzate, cioè è lampante anche per chi è molto ingenuo; sta, invece, a me dirvi che la direttrice della biblioteca ha, giustamente, detto che denuncerà l’aggressione alle autorità competenti, peccato che agli stessi suoi avvocati è già stato impedito di avere accesso alla Biblioteca.
“Ricordate, fratelli miei… –
Affinché quella sventura non ritorni –
Come voi e io guardavamo
Per bene da dietro le sbarre.
E, certo, pensavamo: “Quando per un consiglio quieto, una chiacchiera,
Quando ci incontreremo di nuovo
Su questa terra devastata?”
Taras Shevchenko

aleksej

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