domenica 16 gennaio 2011

La religione oppio dei popoli, e la politica?

Hezb Ennahda, un nome che sicuramente dice poco e niente, un nome che non può richiamare nulla se non forse, per i più accorti, che la prima parte ricorda tanto un Hezbollah, che fa tanta paura. Cercherò di essere chiaro fin da subito dicendo in primo luogo che i due partiti non centrano nulla l’uno con l’altro e aggiungendo, per chi non lo sapesse che in arabo Hezb (Hizb per l’arabo classico) significa "partito", ennahda significa "rinascita", Allah significa "Dio", quindi uno è il partito di Dio ed è stanziato in Libano, quello di cui voglio parlare io è il partito della Rinascita (islamica ovviamente) e lavorava in Tunisia.
Esiste dal 1981, esiste da quando Rashid Gannouchi l’ha fondato, non è mai stato riconosciuto dalle autorità tunisine ma alle elezioni del 2002 ricevette uno 0.6% che gli aprì la strada per quelle del 2007 dove vinse 5 parlamentari su 389 posti in Parlamento. Partito moderato, ecco perchè ho fatto la lunga digressione su hezbollah, ognuno di noi in cuor suo pensa che l’Islam sia violento a prescindere ma così non è, si era fatto presente nella scena politica tunisina sopratutto quando lo stato laico e illuminista, addirittura avevano usato questi termini, di Ben Ali aveva intrapreso il lungo cammino per l’eliminazione dell’imposizione del hijab alle donne. Sopratutto per questo motivo era stato bandito dalle autorità tunisine agli inizi degli anni ’90, con l’assura accusa di voler rovesciare lo stato laico, e il suo leader si era trasferito a Londra.
Ora che Ben Ali ha pensato bene di lasciare nella merda il suo paese e salvare solo le sue presidenziali natiche, Gannouchi torna alla ribalta e dichiara che a breve tornerà finalmente nella sua amata terra. Ripeto e lo ripeterò fino alla morte, perchè è lungi da me l’idea nazista-fascista-leghista-kukluxklanista che l’Islam è fatto solo di terroristi e ladri violenti, questo è un partito moderato, non c’e da temere, almeno fino a prova contraria, la nascita di terrorismi tunisini, c’è però da aspettarsi l’inevitabile chiusura a guscio del popolo nella propria religione. Ciò che accade in Palestina ogni giorno accadrà anche in Tunisia, la chiusura nella religione non significa intrasigenza e guerra ma significa incapacità di dialogo, e come si può rinascere se non si dialoga?
octavio

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