lunedì 8 marzo 2010

Tutto per colpa di una croce

Arrivano le elezioni, il momento in cui un Paese dovrebbe far sentire la propria voce, dovrebbe “dire” tramite una ics (o una croce, forse la croce da più il senso di angoscia) quale giudizio si ha sul gruppo governativo. È chiaro che le elezioni sono croce (di nuovo) e delizia di tutti i politici, politicanti, ciarlatani e presunti tali, ed è evidente che ci sia chi voglia osteggiarle o annullarle o renderle nulle di valore.
In Iraq c’era un dittatore (non sicuramente un santo) che aveva in mano il controllo di molto petrolio, troppo petrolio, ed era stanziato con la sua terra in un punto strategico, troppo strategico, talmente strategico che ci siamo inventati che stava costruendo armi batteriologiche per poter togliergli il posto.
A conseguenza di ciò guerre, dolore, morti, orfani, stragi, attentati, contro attentati, e le famose elezioni, quelle che dovrebbero cambiare la faccia del paese e che, secondo gli USA, grazie al loro lavoro sarebbero state dimostratrici di nuova democrazia: alla faccia del dittatore cattivone! A conseguenza delle elezioni cosa è successo: guerra dolore, morti, orfani, attentati e contro attentati; tanto che gli USA parlano già di rimanere ancora, ancora?
In Italia la nostra cara democrazia è fortemente sventolata: ora che la croce decide le poltrone di molti siamo tutti un po’ cristiani (per via della croce), un po’ gay, un po’ moralisti, un po’ perbenisti, un po’ fascisti e un po’ comunisti (dipende da che lato guardi la faccia: destra o sinistra), un po’ musulmani e un po’ cinesi (beh non tutti alcuni sono un po’ lombardi e un po’ ariani). Ma sopra tutto questo cosa c’è? Un gran sorriso, un gran sorriso amico che ha voluto, in maniera poco democratica e direi un po’ all’"irakena old style", fare il salvapoltrone per salvaguardare una democrazia che, se paragonata a una casa, ha le fondamenta sempre più fragile, la facciata molto pomposa, le stanze sempre più strette e rigide.
momò

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