sabato 13 marzo 2010

Un muro? No, una trincea.


Già per come è strutturato l’accesso (un interminabile corridoio con pareti antibomba, serie di tornelli per scremare gli accessi e controlli infiniti, corporali e ai bagagli) si capisce che Gaza non è il posto migliore dove sperare di vivere. Se ci si aggiunge poi che tutte le fabbriche sono praticamente chiuse e la disoccupazione si aggira verso l’80% della popolazione ancora meno. Passato questo labirinto di controllo c’è una spianata, il km successivo alla frontiera è desertico, completamente raso al suolo, per permettere all’esercito occupante di controllare attacchi da lontano, poi la città. Qui il lavoro più redditizio è la tipografia, ogni giorno, chiunque fa fare manifeste su manifesti per pubblicizzare il martirio di un proprio caro, tutti i giovani (la maggioranza dei martiri) hanno una loro foto armati e così è facile fare quei manifesti che si vedono spesso ai tg. Ma perché tutti si fanno queste foto armati? Credete davvero che tutti confidino nel famoso gihad (vi prego è IL gihad non LA gihad)? Certo che no,voi non ci crederete ma come è di moda comprare un determinato capo firmato, là l’unica cosa che c’è sono le armi ed è di moda fare quelle foto.
Altro lavoro redditizio è il camionista, bisogna infatti trasportare nelle città i viveri che Israele lascia passare. I viveri arrivano alla frontiera alla mattina, i camion stanno davanti alla frontiera in attesa che i cancelli si aprano, nel mentre i militari controllano le merci che devono entrare e, spesso, “sbadatamente” rovesciano e rompono le uovo, pestano frutta e verdura. Se un qualche palestinese si avvicina troppo ai cancelli si apre subito il fuoco, se muore tanto meglio. I cancelli aprono alle 3 del pomeriggio e chiudono alle 4.30, chi c’è c’è e chi non c’è non c’è. Capite bene che dal mattino al pomeriggio tutto il carico di pesce si scongela e marcisce, la carne imputridisce e le verdure si rovinano.
Io comunque non mi stupisco, nella storia gli USA sono sempre stati con Israele, a stare con lo zoppo si impara a zoppicare.
momò

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